05 Settembre 2014

A State of Trance, un appuntamento settimanale che per molti rappresenta una vera e propria filosofia di vita oltre che un semplice intermezzo radiofonico, è anche una realtà live. Un marchio vero e proprio, il cui ideatore, Armin Van Buuren, rappresenta l'headliner assoluto. Un'immagine che richiama un audience complessiva di 20 milioni di ascoltatori, trancer e non, anche quest'anno ha dato vita a un mini tour di nove tappe che hanno rappresentato un successo sia dal punto di vista dei numeri che dalla riuscita stessa dell'evento.
Dopo Mosca, Almaty e Jekaterinburg, il 15 febbraio è arrivato anche il turno di Utrecht, l'appuntamento più importante, il fiore all'occhiello dell'intera tournée organizzata in collaborazione con Alda Events, la stessa che mette in piedi show di carattere internazionale come Electronic Family, Armin Only e I am Hardwell.
La location stabilita per quest'anno è stata quella di Jaarbeurs, una novità rispetto alle precedenti edizioni che hanno avuto luogo presso il Brabanthallen di s'Hertogenbosch.
L'evento ha registrato il sold-out. Mainstage e stage “Who's afraid of 138” sono stati quasi sempre pieni come un uovo. L'impianto audio/luci è stato di quelli da far invidia anche ai concerti rock: due maxi schermi che mostravano lo streaming (caricato direttamente online), decine di ledwall a formare una vera e propria “astronave” dietro al palco principale, e almeno una quindicina di cannoni co2, strobo, teste mobili, led wash e sei laser RGBW, con i vari vj a intervallare visual e show di ogni tipo. Fino al “ping pong” durante la chiusura del set di Van Buuren, che ogni tanto è comparso magicamente in diretta sullo sfondo a sottolineare con quanta facilità gli olandesi riescano a sorprenderci a livello tecnico e organizzativo.
Ed è proprio questo il punto nevralgico della questione: gli olandesi sorprendono, gli altri, italiani compresi, rimangono a bocca aperta. Una prova a carattere nazionale, quest'anno a Bologna, è quella relativa alla seconda edizione del Sensation Italy, che dietro ha una macchina organizzativa rodata e straniera. È evidente tuttavia che un evento di altissima portata in Italia ancora non esista. Del resto, alla base, il nostro Paese non ha neppure organizzazioni di eventi specializzate in musica elettronica imponenti come Alda Events o ID&T, che negli anni hanno stretto collaborazioni con service e case produttrici di luci, impianti audio e ledwall. Sono quindi anche le partnership che oggi fanno la differenza.
Ma la vera questione è un'altra: in Italia c'è davvero l'intenzione e la volontà di mettere in cantiere un evento di tale portata? Forse sì. Ma sempre a spese ridotte e lasciando tante cose indietro, con investimenti burocratici ingestibili e affitti delle location alle stelle. Del resto non è necessario arrivare ai livelli dell'ASOT, almeno non nell'immediato. Servirebbe tuttavia un impegno comune, la creazione di stage design innovativi anche se piccoli, per dar luogo a un vero e proprio show, preparando i contenuti e programmando musica e luci per tempo. Tutto ciò che sta intorno, e le “spese accessorie”, non sembrano interessare ai promotori italiani. La differenza sta proprio in questo: nella visione di insieme. I festival che hanno successo in un prodotto non “spendono” bensì “investono”; dalla scenografia, che alla fine risulta fondamentale per la buona riuscita dell'evento, a tanti altri dettagli.
La dice lunga la testimonianza di un vj presente all'interno del Mainstage di Jaarbeurs: “In Italia un ledwall è considerato un accessorio, mentre in Olanda la scenografia è un elemento chiave per far vivere l'evento con l'udito e parallelamente con la vista”, spiega. “Se fosse importante solo l'aspetto strettamente musicale potrei benissimo starmene a casa con delle cuffie, no?”. Anche l'occhio, si sa, vuole la sua parte. E se migliaia di persone partecipano a questi eventi e vogliono tornarci, forse non è solo per la musica.
Info su www.astateoftrance.com
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