Il pranzo o la cena come momento centrale di intrecci, commedie degli equivoci, rese dei conti dai toni, a seconda dei casi, comici o drammatici, spensierati o amari. La letteratura e il cinema ne sono pieni. L’ultimo caso in ordine di tempo è “La cena di Natale”, film diretto da Marco Ponti, con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e Michele Placido in uscita il 24 novembre. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Luca Bianchini, che è il seguito del fortunatissimo libro “Io che amo solo te” (da cui a sua volta era stato tratto un film con lo stesso cast artistico).

La storia: nella splendida Polignano a Mare, la famiglia più ricca e in vista del paese organizza una cena per la vigilia di Natale. L’atmosfera è tesa perché fra gli invitati c’è Ninella (Maria Pia Calzone), vecchia fiamma mai sopita del padrone di casa Don Mimì (Michele Placido). I due, poi, sono consuoceri, perché il figlio di Don Mimì, Damiano (Riccardo Scamarcio), ha sposato la figlia di Ninella, Chiara (Laura Chiatti). I due aspettano un bambino ma Damiano è distratto da alcune scappatelle extraconiugali che Laura è sul punto di scoprire.

In tutto ciò, e con storie di contorno in cui trionfa, un po’ alla Ozpetek, l’amore omosessuale, la Puglia fa da sfondo coreografico e un po’ folkloristico, mentre l’organizzazione della cena simboleggia da un lato l’attaccamento alle tradizioni e dall’altro la smania di ostentazione di una ricca famiglia vecchio stampo del Sud. In questo senso, l’iperbolico menù della cena, riportato nel libro di Luca Bianchini, è un piccolo capolavoro sociologico-gastronomico. Composto di ben ventitré pietanze, di cui undici antipasti, comprende sia piatti legati al territorio (ostriche, crudo di mare, fritturina di paranza, supplì alla cozza tarantina, chitarrine al ragù di mare, capitone al forno, cartellate…), sia classici della cucina nazionale (olive ascolane, tortellini in brodo...). Ma i piatti più divertenti sono quelli un po’ “fusion”, o che rimandano a note trasmissioni televisive, a riprova che anche in un paesino di provincia e in una famiglia di forte personalità certe mode e certi miti “nazionalpopolari” trovano cittadinanza. Così nel menù della cena della vigilia di Mimì e Matilde, oltre alle seppie gratinate con sesamo e pistacchi e al Montblanc rivisitato con cachi vaniglia della Campania, troviamo il vitello tonnato “Parodi”, le lasagne “Prova del cuoco” e il risotto con crema di zucca e cannolicchi “Masterchef”.

PANE E CULTURA

Una rubrica di Giuliano Pavone

A chi dice che con la cultura non si mangia rispondiamo proponendo settimanalmente un’esperienza che mette in relazione in modo profittevole e innovativo il mondo della cultura e dello spettacolo da un lato e quello del pubblico esercizio dall’altro. Format, eventi, libri e personaggi per cibare il corpo e la mente.

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