08 Dicembre 2016
La scorsa settimana avevamo parlato delle più note e interessanti cene del cinema italiano. Questa settimana replichiamo il gioco, questa volta parlando delle cene del cinema straniero.
Non si può non iniziare da “Indovina chi viene a cena?”, pellicola americana del 1967 entrata nell’immaginario collettivo, con Spencer Tracy, Sidney Poitier, Katharine Hepburn. Come quasi tutti sanno, l’ospite a sorpresa della cena è un medico di colore che si deve presentare ai genitori della ragazza che sta per sposare. Sono passati cinquant’anni, e il presidente uscente degli Stati Uniti è un afroamericano, ma possiamo davvero dire che il tema del film sia ormai superato?
Merita una digressione – da cena a pranzo – un film danese del 1987, tratto da un racconto di Karen Blixen, che ha vinto l’Oscar come migliore film straniero: “Il pranzo di Babette”. La vicenda si svolge alla fine dell’Ottocento in un piccolo villaggio della Danimarca. Due anziane sorelle offrono ospitalità alla giovane Babette, francese sfuggita alla repressione della Comune di Parigi. Diventata improvvisamente ricca per una vincita alla lotteria, Babette utilizza il suo denaro per offrire alla comunità che la ospita un pranzo sublime e indimenticabile, che diffonderà un’atmosfera di armonia e felicità. Il pranzo era così composto: Brodo di tartaruga, Blinis Demidoff, Quaglie en sarcophage, Insalata mista, Formaggi misti, Savarin, Frutta mista, Caffè con tartufi al rum, Friandises. I vini: Amontillado bianco ambra, Clos de Vougeot, Champagne Veuve Clicquot.
“La cena dei cretini” è invece un film francese del 1998 in cui si parla di un gruppo di amici ricchi e annoiati (quasi come quelli de “La grande abbuffata”…) i quali hanno l’abitudine di organizzare delle cene con persone reputate cretine, per poi riderne. In una di queste cene, però, una serie di circostanze sfortunate e le azioni maldestre del “cretino” fanno degenerare la situazione fino a ritorcersi contro il sadico gruppetto.
Infine “Cena fra amici”, produzione franco-belga del 2012, tratto da una piece teatrale e seguito da un remake italiano intitolato “Il nome del figlio”. A tenere banco durante la cena è in questo caso l’annuncio da parte di una coppia dell’imminente arrivo di un figlio e dell’intenzione di chiamarlo Adolphe in onore di Hitler. La cosa suscita ovviamente un acceso dibattito, e le ire soprattutto di chi ha posizioni ideologiche particolarmente lontane da quell’omaggio. Nella versione italiana il nome pietra dello scandalo è abbastanza ovviamente Benito.
PANE E CULTURA
Una rubrica di Giuliano Pavone
A chi dice che con la cultura non si mangia rispondiamo proponendo settimanalmente un’esperienza che mette in relazione in modo profittevole e innovativo il mondo della cultura e dello spettacolo da un lato e quello del pubblico esercizio dall’altro. Format, eventi, libri e personaggi per cibare il corpo e la mente.
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A cura di Matteo Cioffi
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