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19 Dicembre 2019Coca-Cola potrebbe sospendere tutti gli investimenti e le assunzioni programmati in Italia se entreranno in vigore la plastic tax e la sugar tax. Lo ha dichiarato Giangiacomo Pierini, direttore della comunicazione dell’azienda, in un’intervista all’agenzia Radiocor.
Il colosso mondiale delle bevande risentirebbe di entrambe le misure fiscali previste dal governo italiano che, secondo Pierini, peserebbero per 160 milioni di euro sui bilanci di Coca-Cola HBC Italia. Il manager sottolinea inoltre che il mercato ha registrato negli ultimi 10 anni un calo di 25% del consumo di bibite gassate e le due tasse potrebbero tradursi in un ulteriore ribasso del 10%.
"Per ora l’azienda ha bloccato 49 milioni di investimenti nel nostro Paese - previsti per il 2020 - e tutti i piani di assunzione", dice Pierini. "A rischio anche la chiusura dello stabilimento di Marcianise, in Campania, più vulnerabile rispetto allo stabilimento veneto di Nogara - il più grande d’Europa, sul quale sono stati recentemente investiti 30 milioni destinati alla linea asettica - e quello di Oricola, in Abruzzo, che produce solo bevande gassate in Pet".
Per il marchio Fanta - che sette mesi fa ha lanciato sul mercato l’aranciata con arance rosse di Sicilia a marchio Igp - l’azienda potrebbe essere costretta a ripiegare sull’acquisto di arance dall’estero e non più dalla Sicilia. Meno impattante sarà l’effetto sui prodotti a marchio Lurisia - la cui acquisizione da parte della multinazionale Usa è stata completata il 6 dicembre - che rientrano in un segmento premium.
Coca-Cola possiede in Italia quattro stabilimenti - oltre ai tre citati c'è quello in Basilicata per lì'imbottigliamento delle acque minerali - per un totale di 2mila dipendenti.
E proprio sulla sugar tax torna ad attaccare il governo Assobibe, l'associazione dei produttori di bevande italiani. “Rispetto alle affermazioni odierne del ministro Gualtieri spiace notare quanto le sue dichiarazioni siano slegate da dati oggettivi e dalla realtà”, ha detto David Dabiankov, direttore generale di Assobibe. “La sugar tax è stata ritirata dalla Danimarca e dalla Finlandia proprio a causa dei danni economici e sociali prodotti. Inoltre, in tutti i Paesi in cui è stata introdotta, si sono riscontrate contrazioni di vendite, impatti sulla filiera e sull’indotto. Diminuiscono i consumi, ma non i tassi di obesità e diabete. Ad esempio, in Messico i dati ad oggi raccolti confermano che la tassa abbia ridotto il consumo giornaliero per solo 7 calorie al giorno (meno dello 0,2% dell’apporto giornaliero di energia). Se si citano altre esperienze è necessario guardare anche le differenti pressioni fiscali, come la Francia in cui l'Iva sui soft drink è del 5,5% rispetto al 22% dell'Italia”.
Il dirigente dell'associazione ha poi sottolineato che “non è vero che la tassa è rivolta a far ridurre alle imprese lo zucchero nei prodotti. Non sono previste soglie di quantità, come in altri Paesi. Si tassa il prodotto, non lo zucchero, tanto che sono coinvolte anche le bibite prive di zucchero. Assobibe rinnova la richiesta di un confronto urgente con la Presidenza del Consiglio al fine di chiarire gli effetti della doppia tassazione su lavoro e sulle piccole, medie e grandi imprese in Italia”.
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A cura di Matteo Cioffi
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