14 Gennaio 2014
Notizie in chiaro-scuro per il comparto alberghiero italiano. Stando ai dati rilevati da Federalberghi, infatti, nel 2013 le presenze alberghiere complessive, tra italiani e stranieri, hanno registrato una variazione positiva del +0,27%. Ciò ha significato una crescita di appena 686 mila pernottamenti alberghieri che, combinata con la parallela flessione delle tariffe volta ad assecondare le difficoltà della domanda, ha generato un ulteriore calo del giro d’affari. Basti considerare che, secondo l’Istat, nei primi nove mesi dello scorso anno il fatturato dei servizi ricettivi ha registrato un calo dell’1,4% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Più nel dettaglio, il calo delle presenze alberghiere degli italiani, registrato nei dodici mesi del 2013, è stato pari ad un -2,9%; per quanto, invece, riguarda la componente straniera si è rilevata una crescita di pernottamenti pari ad al 3,7%. Il saldo è però negativo: nonostante il contributo apportato dalla clientela straniera, infatti, il totale dei pernottamenti del 2013 si attesta ad un valore inferiore a quello del 2011 (-1,39%). Del resto gli italiani hanno fatto segnare indicatori negativi per dieci mesi su dodici con la sola eccezione di novembre (+0,1%) e dicembre (+1,1%). Gli stranieri, per contro, hanno segnato solo tre mesi di trend negativo (gennaio, aprile e novembre), inanellando invece incrementi record a dicembre (+7,5%), maggio (+7,3%) e marzo (+6,6%).
Sul fronte invece dei collaboratori alberghieri, lo scorso anno si è chiuso con una diminuzione pari al 4% di lavoratori occupati (fu del -3% nel 2012), quantificabile nel solo comparto alberghiero in 10 mila unità e in 40 mila unità a livello aggregato di settore. Scendendo più nello specifico, nel segmento dei lavoratori alberghieri a tempo indeterminato il dato annuo è stato di -4,7% (fu del -3,1% nel 2012) con picchi andati dal -1,9% a novembre al -7,3% di giugno. Nel segmento dei lavoratori alberghieri a tempo determinato, invece, il dato annuo ha segnato un calo del -3,2% (fu di -2,8% nel 2012) con picchi andati dal -0,2% di ottobre al -7,9% di febbraio.
Il comparto alberghiero insomma si muove tra luci e ombre. «Un mese di dicembre trainato dalla crescita della domanda internazionale ha consentito al comparto di chiudere il 2013 con un risultato di sostanziale equilibrio nel numero dei pernottamenti - osserva il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca - , che tuttavia non arresta la flessione dei fatturati delle imprese ricettive e l’inevitabile calo degli occupati. Al buon risultato della clientela straniera, ormai prossima ad equiparare il numero dei turisti nazionali, si contrappone insomma il costante calo della clientela interna che rispecchia la grave crisi economica nella quale il Paese continua a dibattersi.
Sul fronte estero, «La crescita della clientela straniera - prosegue Bocca - testimonia lo sforzo che le imprese stanno compiendo. Abbiamo sicuramente uno dei poli turistici di eccellenza tra i più attrattivi del mondo, per giunta dotato di un sistema ricettivo capace di soddisfare tutte le esigenze, con una gamma di soluzioni adeguate ai gusti e alla capacità di spesa di chiunque scelga l’Italia per un proprio soggiorno».
Quanto invece alla domanda interna molto si dovrebbe fare per rilanciarla. «Dal raffreddamento dello spread, dalla stabilizzazione dei mercati finanziari e dal contenimento del tasso d’inflazione - afferma il presidente degli albergatori - ci auguriamo che nascano le condizioni per ridare liquidità alle famiglie e dunque nuovo vigore ai consumi turistici, ridimensionando il drammatico numero di quei 32 milioni di connazionali che solo per le festività natalizie si sono dichiarati in “povertà turistica’” non potendosi permettere nemmeno una notte fuori casa. Ma non basta. Occorrono misure contestuali che da un lato ridiano credito alle imprese, impegnate in un processo di ammodernamento e riqualificazione, ed ai consumatori di riguadagnare potere d’acquisto. Per le imprese chiediamo sostegno agli investimenti in forma di agevolazioni fiscali e maggior accesso al credito, promozione massiccia della destinazione Italia, drastica riduzione del costo del lavoro e della pressione fiscale. Per i consumatori auspichiamo l’eliminazione dell’imposta di soggiorno e la diminuzione delle ritenute in busta paga».
I tempi per dare corso a questi correttivi sono però stretti. «È trascorso un anno -conclude Bocca - da quando il Consiglio dei Ministri esaminò il piano nazionale strategico per lo sviluppo del turismo in Italia, che si proponeva di far crescere il Pil di 30 miliardi di euro e di creare 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. È urgente passare dalla teoria all’azione, approvando in tempi rapidi il decreto valore turismo».
I dati commentati in questo articolo sono relativi al consueto monitoraggio effettuato mensilmente da Federalberghi, cui hanno mediamente risposto nel corso del 2013 1.985 strutture alberghiere (su un totale Italia di 33.728 aziende) delle quali 156 ad 1 stella (su un totale Italia di 3.438), 313 a 2 stelle (su un totale Italia di 6.509), 1.058 a 3 stelle (su un totale Italia di 18.034), 434 a 4 stelle (su un totale Italia di 5.354) e 24 a 5 stelle (su un totale Italia di 393). Le indagini sono state svolte orientativamente dall’1 al 5 di ogni mese con metodologia C.A.W.I. su oltre 20 mila alberghi ed su un campione di rispondenti casuale ma geograficamente rappresentativo, per un margine di errore statistico tra il +/- 2,2%.
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