17 Gennaio 2014
Il fenomeno dell’illegalità e della contraffazione nel commercio e nella somministrazione penalizza gli operatori in regola. Ma come reagire? Con una task force permanente composta da Ministero dell’Interno, forze di polizia e Confcommercio accompagnata dalla sottoscrizione di un protocollo quadro in cui inserire protocolli di settore e di territorio. È questa la proposta del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per contrastare le attività illegali, dall’abusivismo alla contraffazione, che sottraggono circa 17,2 miliardi di euro all’economia pulita. Il messaggio lanciato dal titolare del Viminale davanti alla platea dei commercianti riuniti nella sede di Piazza Belli a Roma in occasione dell’iniziativa “Legalità mi piace!” è stato chiaro e incisivo. L’organizzazione del commercio ha infatti acceso i fari sull’abusivismo commerciale, una serie di attività che hanno tutte in comune la vendita di beni e servizi da parte di individui che non sono in possesso di regolare licenza e che di fatto esercitano una concorrenza sleale nei confronti degli esercenti regolari. Secondo i calcoli effettuati dal centro Studi Confcommercio e Censis, tra abusivismo e contraffazione al settore del commercio vengono sottratti complessivamente 17,2 miliardi di euro all’anno di fatturato, per una perdita di imposte dirette e contributi pari a 1,5 miliardi. E il centro studi Fipe entra nel dettaglio dei pubblici esercizi: le concorrenze sleali costano ai soli bar e ristoranti 5,2 miliardi di euro e mettono in discussione la sopravvivenza di oltre 27 mila imprese di settore. Ma a rischio ci sono anche ogni anno 106mila occupati irregolari.
Il valore maggiore del mercato abusivo viene realizzato dalla somministrazione di alimenti e bevande effettuata nei 25 mila circoli sportivi e culturali per un importo pari a 2,7 miliardi di euro. Seguono a ruota i falsi agriturismi per un valore di 1,6 miliardi di euro. A queste cifre va aggiunto il mezzo miliardo di euro generato dalla ristorazione delle oltre 27 mila false sagre che ogni anno si svolgono nel nostro Paese con un ammanco erariale pari a due miliardi di euro. Nel nostro Paese quattro imprese su cinque (l’82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole, fenomeni che sono più accentuati nel Centro e nel Sud Italia, rileva una indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format.
Oltre un terzo delle imprese (il 34,9%) segnala l’acuirsi dei fenomeni illegali, rispetto a tre anni fa, nel territorio in cui opera e per il 75,3% degli imprenditori del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato per mancate vendite. Il 66,4% delle imprese inoltre ritiene che la crisi economica stia favorendo l’acquisto di prodotti e servizi illegali; per oltre il 70% degli imprenditori il motivo principale dell’acquisto di prodotti o servizi illegali è di natura economica. La convocazione di un Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza dedicato alla lotta alla contraffazione e all’abusivismo commerciale è un passo importante per cercare di risolvere la questione. Alla riunione del comitato, secondo l’ipotesi di Alfano, parteciperanno anche rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. «La sottoscrizione dei protocolli e la costituzione della task force devono costituire quelle azioni di prevenzione indispensabili ad avere poi regole chiare e certezza della pena. Solo così - ha concluso il Ministro - si può contrastare l’illegalità ed evitare la competizione falsata fra due commercianti di cui uno, quello onesto, porta sulle spalle uno zaino pesante di norme e leggi da rispettare e quello disonesto va avanti senza pesi e sgomita pure».
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A cura di Matteo Cioffi
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