spirits
31 Maggio 2014Determinazione e fede sono le doti dei campioni e non si può dire che a Bruno Vanzan manchino né loro né tantomeno quel titolo.
Campione, anzi campione del mondo, che suona come un onore ma dopotutto è anche un bell’onere.
Un gradevole peso da portare ricordandosi sempre di dover dare il massimo, di assicurare professionalità ed emozione: alle gare, sul lavoro, al banco bar.
Romano di nascita, torinese d’adozione ma cittadino del mondo viste le tante gare di Flair che lo portano aggirare ovunque, Bruno è trainer presso Planet One Service, la prima scuola di American Bartending ad emergere in Italia nel 1991 e ha partecipato a 17 gare internazionali di Flair nel solo 2013.
Hai cominciato il 2014 conquistando il titolo di Best Flair Bartender del mondo ai Bar Achievement Awards, ti va di portarci indietro nel tempo a quando non eri ancora il Bruno Vanzan che i più conoscono?
A sedici anni iniziai a lavorare nella periferia romana in un caffè notturno, guadagnare i primi “soldini” mi faceva sentire autonomo, in quel periodo si cominciava a parlare di Flair Bartender, ero stregato dai loro movimenti.
Dopo averne conosciuti alcuni, un bel giorno tornai a casa e dissi: “Papa’, Io voglio fare il bartender!”.
Vi lascio immaginare la faccia di papà che già sognava le medaglie al valore che avrei portato un giorno sulla divisa da Generale… Non parlava più, ammutolito.
Dopo diversi giorni (e ce ne sono voluti parecchi per fargli accettare questa scelta!) mio padre mi iscrisse ad una scuola per barman dicendomi: “Se vuoi fare una cosa, qualunque sia, falla bene.”
Agli inizi non è stata facile, credevo di non essere bravo, addirittura di non essere portato!
E’ stato un momento scoraggiante che però ha accesso in me la scintilla giusta e mi sono detto: ce la devo fare, se gli altri si allenano un’ora, io mi allenerò tre.
Da allora tanti sacrifici: lungo la strada ho perso amici e fidanzate, non era facile starmi dietro, mentre tutti uscivano la sera io rimanevo a casa ad allenarmi, il sabato e la domenica non sono mai stati giorni di festa.
Flair: come lo spiegheresti a chi di bartending non ne sa proprio niente?
Il Flair è molto facile da spiegare: è una disciplina, io l’ho sempre vissuto come un’attitudine al movimento che porta a catturare l’attenzione del cliente al banco bar e del pubblico durante una competizione.
Cosa ricordi della tua prima gara?
La mia prima gara? Un ricordo lontano ma indelebile.
Torino, correva l’anno 2007, Bacardi-Martini Grand Prix. Conservo ogni momento di quella giornata: il volo da Roma con l’amico Daniele Arciello, l’arrivo nella fantastica location della Rotonda Valentino, l’ansia prima di salire in pedana e la gioia della vittoria alla primissima gara nazionale disputata!
Diciamo che per me quel 19 giugno 2007 (…che è anche la data del mio compleanno) segna l’inizio della mia carriera in questo settore…
Com’è la giornata tipo di un Flair Bartender, deve allenarsi ogni giorno?
Nel corso degli anni ho cambiato il mio metodo di allenamento: i primi anni mi allenavo dalle 8 alle 12 ore al giorno, ricordo giornate passate in Flair room senza mangiare né guardare l’orologio, l’unico obiettivo era diventare bravo.
Oggi devo conciliare gli allenamenti con gli impegni di formazione, le collaborazioni per il libro e la tv, quindi mi alleno meno ore e soprattutto al mattino. Di norma una “giornata alla Bruno” è così: colazione (sostanziosa possibilmente), mi alleno per circa 4-5 ore e la sera la dedico alla costruzione della base musicale per i miei showflair o competizioni, mi rilasso così!
Quanto è richiesto oggi il Flair Bartender al banco bar di locali o negli eventi?
Il mercato sta vivendo un momento in cui figure professionali come barman e mixologist sono molto diffuse ma in cui il Flair soffre purtroppo del cattivo uso fatto nel corso degli ultimi anni.
Puntando i riflettori principalmente sul performer, è stato tolto spazio all’emozione e al messaggio positivo che va comunicato al cliente.
Quello che io e altri miei colleghi stiamo cercando di fare è riportare il cliente ad essere il vero protagonista, il cocktail dev’essere buono e noi lo facciamo facendo Flair.
Oltre che campione, ricopri anche un ruolo altrettanto importante e gratificante: insegnante. Quando è cominciato il tuo impegno con la scuola per bartender Planet One Service?
Fra i tanti aspetti del mio lavoro questa è la parte che mi piace di più, seconda solo alle gare: trasmettere e donar le proprie conoscenze ed esperienze è qualcosa che ti arricchisce seppur sei te che stai consegnando qualcosa ad altri.
Ho avuto un grande insegnante, uno tra i migliori trainer che io abbia conosciuto, Armando del Fiore che quando iniziai il mio percorso di formazione rappresentò un pilastro importante per me… Dopo un po’ di anni sono arrivato in Planet One dove ho conosciuto Gianluca Brizi, un’altra grande persona, Master trainer della scuola, che mi ha permesso di affinare il mio modo di comunicare ed insegnare.
Con i corsi di Flair Bartending oggi mi sposto in tutte le sedi Planet One da Nord a Sud: ad ogni corso stesso programma, assolutamente stesso entusiasmo ma emozioni sempre differenti!
Abbiamo parlato del Bruno campione e insegnante di Flair, non possiamo non citare il Bruno più noto al grande pubblico, quello televisivo…
Nel giugno 2012, arriva una telefonata inaspettata: “Bruno ti piacerebbe partecipare ad una trasmissione televisiva ?”.
Ho pensato e chiesto se non avessero sbagliato persona poi il casting, il contratto, un’esperienza che doveva durare poche puntate e alla fine mi ha portato ad essere lì tutto l’anno!
Ricordo il primo incontro con Benedetta Parodi, ero emozionato come un bambino…
Sono entrato in punta di piedi in un mondo che non conoscevo e ho avuto la possibilità di lavorare con persone fantastiche che mi hanno insegnato molto.
L’impatto della tv è incredibile, essere riconosciuto dalla signora al supermercato risulta inaspettato, gratificante e divertente allo stesso tempo…!
Ma una cosa ci tengo a dirla: ho sempre vissuto questa esperienza con molta umiltà ricordandomi che ero lo stesso Bruno cresciuto nelle case popolari di Roma, sono sempre rimasto me stesso.
E dalla tv sei poi passato lo scorso Autunno ai libri…
“Tutti i miei cocktail”, il mio primo libro, nasce dall’idea di avvicinare le persone e gli amatori al mondo del Beverage. Nelle ricette del libro le dosi dei cocktail sono indicate con una semplice tazzina da caffè proprio per avvicinare chiunque al bartending e metterli a proprio agio: realizzare un buon drink a casa propria è possibile e assolutamente divertente!
Al momento sto lavorando al mio secondo libro che si intitolerà “Dietro le quinte: Le gare di Flair come non le avevate mai viste prima”, un titolo che è già tutto un programma…!
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