08 Maggio 2015
Presentarsi uniti per rilanciare i valori e la cultura enologica del nostro Paese. È questa l'idea da cui nasce la Consulta Nazionale del Vino italiano, progetto che ha mosso ufficialmente i primi passi il 17 aprile 2015. A Roma si sono infatti riuniti, su iniziativa di Onav, i rappresentanti delle maggiori associazioni del comparto vitivinicolo nazionale, allo scopo di riflettere su alcune tematiche di scottante attualità.
La Consulta Nazionale del Vino si propone di affrontare concretamente i problemi del settore a 360° divenendo, per il consumatore, un punto di riferimento per tutto ciò che concerne la conoscenza del mondo enologico ed al contempo, di essere elemento propositivo di interventi sul fondamentale tema dell'educazione al consumo.
Grazie all'adesione al progetto di una larghissima rappresentanza di Associazioni - tra cui Onav, Agivi, Ais, Aspi, Associazione Nazionale Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Fisar, Fivi e SlowFood - sono dunque state gettate le basi di quello che sarà un lungo percorso di sensibilizzazione nei confronti delle Istituzioni e dei consumatori. Ognuna delle associazioni presenti ha infatti, per propria natura, diversi approcci e finalità. Fondamentale è perciò trovare un linguaggio e uno scopo comune, che consenta di approntare un piano di lavoro ben definito, che possa essere sottoposto alle istituzioni.
Il primo punto su cui si concentrerà il lavoro della Consulta sarà l'introduzione di una appropriata istruzione sulla vite e sul vino , sullo stile di alimentazione mediterraneo, in cui fondamentale è l'abbinamento cibo-vino, e sul valore del territorio vinicolo italiano, della sua storia e della sua gastronomia già nel percorso scolastico, come avviene in altri Paesi dell'Unione Europea.
Di primaria importanza è infatti l'avvicinamento del consumatore al mondo del vino, alla sua storia millenaria e ai suoi valori perché solo attraverso la “conoscenza” si potrà dare nuovo respiro al comparto, valorizzando quella tipicità ed unicità del prodotto vino così strettamente legato al territorio e alla cultura del gusto italiano.
La Consulta è aperta a nuove adesioni da parte di associazioni ed istituzioni e già in un futuro prossimo si prevede l'ampliamento dei partecipanti con alcune altre importanti presenze.
Come detto, tra i fondatori della Consulta figura invece, Fivi - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, la cui convinta adesione nasce dall'esperienza maturata in ambito europeo con Cevi, la Confederation Europeenne des Vigneron Independant, organismo che raggruppa le associazioni nazionali di vignaioli. In altri Stati infatti esistono già tavoli di discussione interprofessionali che agiscono efficacemente sulle politiche nazionali, la cui esperienza potrà essere portata nel nostro Paese dai Vignaioli Indipendenti.
La Fivi, che rappresenta solamente vignaioli che coltivano le proprie vigne e curano personalmente il proprio prodotto, si propone di portare alla Consulta un apporto di concretezza e sostanza. «Attraverso la Consulta - spiega Saverio Petrilli, segretario nazionale della Fivi - possiamo operare educando ai valori di un modello produttivo agricolo legato al territorio». Sono i valori che caratterizzano l'area mediterranea e portano a considerare il vino come un prodotto della terra e un alimento della dieta quotidiana da consumare con naturale moderazione. Un modello di comportamento finora poco promosso in Europa, anche negli stessi Paesi mediterranei.
«La nostra attività - prosegue Petrilli - si rivolgerà primariamente alle scuole: rappresentano il nostro futuro, oggi così fortemente contaminato da modelli provenienti da tutto il mondo. Mostreremo in maniera chiara cosa è il modello mediterraneo, dando l'opportunità di scegliere consapevolmente e non passivamente. Inoltre, ci rivolgeremo alle istituzioni e alle forze politiche, fornendo il quadro completo delle necessità del nostro settore, dei problemi, del valore culturale ed economico che rappresenta».
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Attualmente sono circa 900 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 9.000 ettari di vigneto, una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Sesantacinque sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,6 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 240 milioni di euro. I 9.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49% in regime biologico/biodinamico, per il 10% secondo i principi della lotta integrata e per il 41 % secondo la viticoltura convenzionale.
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