pubblici esercizi
29 Marzo 2016Come è noto, con la riforma della scuola l’alternanza con il lavoro è entrata ufficialmente nel curriculum scolastico e coinvolgerà, a partire dalle terze classi, tutti gli studenti delle scuole superiori. Concretamente, vuole dire che tutti gli studenti italiani dovranno svolgere un numero di ore di alternanza pari a 200 nei licei e 400 negli istituti tecnici e professionali (la legge nazionale non può invece intervenire sulla Istruzione e Formazione Professionale di competenza regionale) e le esperienze di alternanza potranno essere realizzate anche durante la sospensione delle attività didattiche.
PERCHÈ INVESTIRE?
Qualche tempo fa partecipando ad un convegno in cui si confrontavano il mondo delle imprese e quello della scuola è emerso un interrogativo apparentemente semplice ma complesso al tempo stesso. “Perchè le imprese dovrebbero investire nell’alternanza scuola-lavoro?”. La risposta a tale domanda è stata altrettanto semplice ed ha trovato ampia condivisione tra i partecipanti: le imprese italiane, non potendo competere come altri Paesi sul costo del lavoro, devono basare la loro strategia sulla competitività su due fattori fondamentali: ricerca e innovazione (intesa non solo in senso tecnologico) ma di processo. Per realizzare ciò le imprese hanno bisogno della scuola ed in particolare che essa sia in grado di formare giovani non solo preparati dal punto di vista tecnico professionale, ma anche inseriti in un percorso formativo organico e completo che miri a promuovere uno sviluppo articolato e multidimensionale della loro persona in grado di far crescere le imprese, ma anche gli imprenditori del futuro. Ma, come le imprese hanno bisogno della scuola, così la scuola ha bisogno delle imprese, creando così un modo diverso di fare scuola, ma anche di fare impresa.
CONOSCENZA ED INNOVAZIONE
La competitività economica delle nostre imprese, infatti, si gioca sempre più sul terreno della “competizione intellettuale”, che intreccia profondamente conoscenza e innovazione. Per garantire una maggiore professionalità occorre puntare su livelli di istruzione più elevati, ma anche sull’apertura a esperienze con le imprese. In questo contesto sono sempre più necessari l’interazione e il dialogo, in forme non episodiche, tra le imprese, che per sopravvivere e svilupparsi devono divenire “laboratori di conoscenza”, e le scuole, tradizionali “laboratori della conoscenza e della cittadinanza”. Infatti, una corretta azione educativa richiede che il progetto formativo accompagni lo studente con continuità nell’acquisizione graduale dei risultati di apprendimento attesi in termini di conoscenze, abilità e competenze a conclusione del quinquennio, in modo da prevenire le difficoltà e le situazioni di criticità che sono, di solito, la causa principale dell’elevata dispersione scolastica. A questo fine, il modello della rete tra istituti professionali per i servizi dell’enogastronomia e dell’ospitalità, associazioni datoriali e altri soggetti si è rivelato finora il più efficace per coinvolgere un’ampia fascia di destinatari, con interessi e aspettative diversi. Questa collaborazione facilita inoltre uno scambio di informazioni continuamente aggiornato sui fabbisogni professionali e formativi delle imprese, sulle competenze specifiche richieste e sulle concrete possibilità di inserimento nel mercato del lavoro, sulle prospettive di sviluppo delle professioni.
SCUOLA E LAVORO
Una comunicazione organica tra gli istituti professionali e il mondo del lavoro e delle professioni, inoltre, contribuisce concretamente alla costruzione dell’offerta formativa perché favorisce la partecipazione attiva delle imprese alla realizzazione di esperienze formative personalizzate attraverso visite aziendali, stage, tirocini formativi, alternanza scuola lavoro. Tali indicazioni sono importanti in particolare per valorizzare il ruolo dell’alternanza, non solo per superare la separazione tra momento formativo e applicativo, ma soprattutto per accrescere la motivazione allo studio e per aiutare i giovani nella scoperta delle vocazioni personali e nella sperimentazione “sul campo” della vastità e dell’interconnessione delle conoscenze e delle competenze necessarie per avere successo nell’attuale situazione storica. Va in questo senso la firma di un importante protocollo di intesa, avvenuta nel febbraio scorso tra la Direzione Generale del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e la FIPE nella prospettiva di una maggiore integrazione tra scuola e lavoro. Attraverso il protocollo il MIUR e la Fipe promuoveranno il raccordo ed il confronto tra sistema di istruzione e formazione professionale e il sistema delle imprese, al fine di favorire lo sviluppo delle competenze degli studenti nel settore di riferimento e coniugare le finalità educative con le esigenze del mondo produttivo.
IL DETTAGLIO DELL’ACCORDO
L’intesa raggiunta con la sottoscrizione del protocollo consentirà infatti di realizzare una serie di iniziative tra le quali: attività di orientamento; attività di formazione rivolta ai docenti per rendere i percorsi formativi quanto più connessi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro; attività formative rivolte agli studenti, per sviluppare nei ragazzi le competenze cosiddette “trasversali”, necessarie per il saper lavorare (es. il lavoro di gruppo, senso di responsabilità civile e sociale, imprenditorialità); la costruzione di alleanze tra i diversi soggetti istituzionali e non; la realizzazione di tirocini formativi in aziende del settore, visite aziendali ecc. per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. La collaborazione con il MIUR si aggiunge a quella già instaurata con Re.Na.I.A. nell’ottica di definire i rapporti tra gli istituti professionali e le Associazioni territoriali al fine di creare una rete tra i vari soggetti per diffondere pratiche di alternanza scuola lavoro. Occorre ora che le imprese, superando anche talune diffidenze che in passato possono esserci state con il mondo della scuola, credano in queste nuove opportunità, avvalendosi del supporto delle associazioni territoriali di FIPE Confcommercio affinché il protocollo possa tradursi in proposte concrete. Ci auguriamo che anche le istituzioni scolastiche sappiano utilizzare al meglio i contenuti di questa riforma nella consapevolezza che solo con le imprese, con un più stretto raccordo logico tra tipo di impresa e curriculo del giovane, con un adeguamento dei calendari scolastici del triennio conclusivo in funzione dell’alternanza e, quindi, senza una reale disponibilità dei docenti a riprogrammare corsi e attività, l’alternanza della Buona Scuola possa diventare un felice esperimento replicabile su tutto il territorio nazionale.
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