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14 Maggio 2020"Abbiamo 'somministrato' un questionario ai nostri associati ed abbiamo ricevuto una valanga di risposte – rivela Filippo Segato, Segretario dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (Appe) di Padova, nonché della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) del Veneto – la soddisfazione per la riapertura lunedì 18 maggio, anziché l’1 giugno, ottenuta suonando la “grancassa” della protesta, anche via web, ed una petizione online al governo sottoscritta da circa 23mila persone, ha purtroppo lasciato rapidamente il posto allo scoramento leggendo le linee guida nazionali proposte dall’Inail e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che sono state giudicate dagli operatori impraticabili ed economicamente insostenibili, al punto da convincere i più a fare retromarcia".
Ben il 43,5% dei quasi 600 esercenti che hanno risposto al sondaggio ha dichiarato che, con la previsione di distanze minime di 2 metri tra i tavoli e una superficie di 4 mq per ciascun cliente, non riaprirà nella fatidica data del 18 maggio, che era stata segnata nel calendario con un cerchio rosso, ma lo farà forse più avanti, dopo essersi organizzati ed aver capito “l’aria che tira” perché “accendere la macchina” con le condizioni proibitive elencate da Inail e Iss conduce solo a un “profondo rosso”. Il 39,7% degli imprenditori, probabilmente quelli senza dipendenti, che si avvalgono della collaborazione stretta dei familiari, ha espresso il desiderio di riaprire comunque il 18 maggio, mentre il restante 16,8% degli operatori ha detto chiaramente che per loro si accenderebbe la scritta “Game Over” e quindi non riaprirebbe mai più!
La previsione della distanza minima di 2 metri tra tavoli e distanza minima di 1,5 metri tra clienti in piedi al banco, inciderebbe sulla capienza dei locali in queste percentuali: oltre il 60% per il 45,9% degli esercenti, tra il 30 ed il 60% per il 46,9% e tra il 10 ed il 30% per il 7,2% di chi ha risposto al sondaggio.
Gli imprenditori che hanno possibilità di collocare tavoli e sedie anche fuori dal proprio locale, grazie a un plateatico esterno od un giardino, sono circa il 77%, ma solo il 20,6% del totale hanno disponibilità di uno spazio “ampio o ampliabile”, mentre il 23% non ha proprio alcuna disponibilità di aree esterne (per loro, quindi, non sono di alcuna utilità eventuali misure agevolative messe in campo da governo o comuni).
Per quanto riguarda la situazione occupazionale, solo il 10,2% delle attività che hanno risposto al sondaggio dichiara che le nuove regole non inciderebbero in modo significativo sulla forza-lavoro aziendale (trattandosi, con tutta probabilità, di micro-aziende a gestione prettamente familiare). Per il restante 89,8% sarebbero in vista probabili o sicuri licenziamenti o riduzioni di orari di lavoro (ad esempio, facendo ricorso ad ammortizzatori sociali, contratti di lavoro part-time o “a chiamata” o, ancora, contratti di solidarietà).
"Per i quasi 3mila esercizi della provincia di Padova – conclude Segato – l’applicazione delle regole Inail comporterebbe, in pratica, l’impossibilità di aprire per circa 400 locali, soprattutto le piccole e piccolissime attività, mentre per altre 1.200 imprese ci sarebbero grossi dubbi di sostenibilità economica. Alla fine rischieremmo di perdere dai 5 ai 10 mila posti di lavoro: una vera Caporetto economica e sociale".
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