05 Maggio 2023
È arrivato in Gazzetta Ufficiale (45 articoli e 5 Capi) il decreto Lavoro che è stato approvato in Consiglio dei ministri il 1° maggio.
Finanziato dai 3,4 miliardi dello scostamento di bilancio, gli obiettivi principali del pacchetto di misure sono quelli di ridurre il cuneo fiscale, promuovere la sicurezza e le politiche lavorative di tipo attivo superando il fenomeno del mismatch tra domanda e offerta (stando al recente Rapporto Ristorazione di FIPE nel 2022 quasi un’impresa su due ha cercato personale e due su tre hanno avuto difficoltà di reperimento) e contrastare la povertà e l’esclusione sociale con incentivi all'assunzione dei giovani e dei disabili.
“Il testo è stato appena pubblicato e ora dovremo valutare approfonditamente quanto approvato dal governo – dichiara Andrea Chiriatti, area relazioni sindacali, previdenziali e formazione di FIPE Confcommercio – Sono certamente positive la riduzione apportata al cuneo fiscale, anche se contingente, e alcune semplificazioni burocratiche annunciate come quelle sul decreto trasparenza”.
Per quanto riguarda il lavoro a termine (disciplinato dall'articolo 24) e una sua impostazione più flessibile grazie alla modifica delle causali, ma che mantiene però il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi, “controlleremo tutti i dettagli per esprimere un giudizio più compiuto. C'è da dire, intanto, che nei pubblici esercizi prevale l'applicazione della disciplina sulla stagionalità che non è stata toccata dalle modifiche, e già preserva flessibilità e tutela della professionalità nell'arco del tempo”, aggiunge Chiriatti.
Per il settore della ristorazione risulta importante l’ampliamento della sfera applicativa del contratto di prestazione occasionale, che riguarda il turismo ma nello specifico l’eventistica. “Gli ex voucher, però, sono strumenti occasionali e i pubblici esercizi hanno più che altro necessità di competenze e professionalità da inserire stabilmente nel settore. Quindi, dai prossimi provvedimenti è lecito aspettarsi uno sforzo in più sia sulla riduzione del cuneo fiscale e sia su forme di decontribuzione degli importi contrattuali che aiutino poi la stagione del rinnovo dei contratti”.
Quanto al reddito di cittadinanza, ora chiamato assegno di inclusione, “apprezziamo lo sforzo di averci messo mano. L’impressione è che comunque la riforma vada valutata su come il pezzo di politiche attive riuscirà a diventare efficace rispetto al noto problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Gli strumenti di contrasto alla povertà non devono essere sovrapposti a quelli d’inserimento al lavoro”.
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A cura di Matteo Cioffi
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