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03 Maggio 2011Il lavoro autonomo degli immigrati costituisce una componente importante dell’occupazione straniera nei Paesi di immigrazione, rappresentando in molti casi il principale canale per tentare percorsi di mobilità professionale e sociale. Non si può trascurare, infatti, che spesso il fare impresa dei cittadini stranieri si colloca nel più generale quadro di inserimento nel mercato del lavoro da parte degli immigrati.
Vi sono diverse ragioni che spingono gli immigrati ad intraprendere la via del lavoro autonomo. Sul versante dell’offerta agiscono motivazioni di tipo culturale quali l’indipendenza, il rischio, l’etica del lavoro impegnativo. Dal lato della domanda, invece, contano le connessioni tra imprenditoria immigrata e sistemi economici dei Paesi ospitanti in termini di struttura produttiva e opportunità di mercato.
In Marocchini, cinesi e rumeni
L’Italia è terreno fertile sia per la prevalenza di imprese piccole, se non addirittura micro, sia per una struttura produttiva nella quale alcune specializzazioni come costruzioni e commercio ben si prestano allo sviluppo di una imprenditorialità diffusa anche straniera. Anzi in segmenti del commercio e nelle piccole imprese edili la pressione dell’imprenditoria straniera è così forte da generare il progressivo ritiro di quella autoctona.
Una recente analisi della Fondazione Leone Moressa ha evidenziato che sono 628.221 gli imprenditori stranieri attivi in Italia e che, nel corso del 2010, il loro numero è aumentato di 29mila unità mentre quello degli italiani è calato di 31mila unità. Tra il 2006 ed il 2010 la quota di imprenditori stranieri è cresciuta di oltre un punto passando dal 5,1% al 6,5%. La presenza di imprenditoria straniera si concentra per oltre il 50% nelle costruzioni e nel commercio ed è significativa nei Servizi di Alloggio e di Ristorazione con circa 55mila imprenditori. Marocchini, cinesi e rumeni sono, per numerosità, le prime 3 nazionalità con una diversa specializzazione produttiva: marocchini nel commercio, cinesi nella manifattura e nel commercio, romeni nell’edilizia.
“Stranieri” il 12% dei Ristoranti
La ristorazione rappresenta una buona opportunità per gli immigrati che intendono avviare un’impresa nel nostro Paese.
Oggi le imprese del settore gestite da stranieri sono oltre 38mila pari al 12,1% del totale. Gli imprenditori stranieri sono presenti soprattutto nelle tradizionali attività di Ristorazione con una quota pari al 13,8%. Il Canale Bar rappresenta un format di più recente scoperta da parte degli stranieri (10,2% sul totale delle imprese attive nel canale). In effetti è soltanto negli ultimi anni che gli immigrati, soprattutto cinesi, aprono Bar nelle maggiori città del Centro-Nord a testimoniare che è oramai superata la barriera psicologica data dalla specificità (italiana) di questo format. L’esame dei dati relativi alle ditte individuali consente di stabilire una relazione univoca tra imprenditoria straniera ed imprese. In questo caso un’impresa su dieci ha un titolare straniero.
Ristorazione in 6 regioni
L’imprenditoria straniera si concentra prevalentemente in Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana. Qui ci sono i tre quarti delle imprese straniere attive nei servizi di Ristorazione in Italia.
I segnali ci spingono a dire che la presenza di stranieri nel settore è destinata, in prospettiva, ad irrobustirsi. Il fenomeno rappresenta anche la spia di un cambiamento di equilibrio nel rapporto costi/opportunità all’interno del mondo della Ristorazione che vede emergere i primi a scapito delle seconde.
Un cambio di visuale che pone interrogativi nuovi sulla tenuta del modello italiano non solo per ciò che riguarda il prodotto finale, ma anche per le implicazioni lungo la filiera. La costruzione di percorsi formativi finalizzati al mantenimento di adeguati standard di qualità delle competenze professionali nel mondo della Ristorazione è la sfida dei prossimi anni.
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