07 Aprile 2023
Custodire il “Vigneto Sicilia”, produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale, dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani sono gli obiettivi del progetto “Valorizzazione del germoplasma viticolo” - promosso e sostenuto dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia in partnership con il Dipartimento regionale dell’Agricoltura della Regione Siciliana, l’Università degli Studi di Palermo e il Centro regionale per la conservazione della biodiversità viticola ed agraria "F. Paulsen”.
Gli aggiornamenti relativi al progetto in corso sono stati presentati nel corso di un appuntamento al recente Vinitaly, nella Sala Hall Meeting della Regione Sicilia, "L’identità del vigneto Sicilia – Il vivaio Paulsen e la valorizzazione del germoplasma viticolo siciliano”: dopo i saluti del Presidente Consorzio DOC Sicilia Antonio Rallo, sono intervenuti il Dirigente Area II Programmazione Dipartimento regionale Agricoltura Vincenzo Pernice, il Presidente dell'Accademia italiana della vite e del vino Rosario Di Lorenzo, la Consulente Agronomica del Progetto Lorenza Scianna.
"I risultati del lavoro della comunità scientifica dell’ateneo di Palermo - ha affermato l’Assessore dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea Luca Sammartino - insieme al Dipartimento Regionale e al Consorzio di Tutela DOC della Sicilia sono straordinari. È un patrimonio che oggi mette al centro l’albero genealogico dei vini siciliani e istituisce un registro che potrà essere utilizzato da tutti i viticoltori siciliani per esaltare la biodiversità delle produzioni dei nostri territori e riconvertire alcune aree della Regione in aree produttive".
Il progetto ha lo scopo di conservare la biodiversità generata dai 3.000 anni di viticoltura nell’isola e le sue varietà autoctone e di intervenire a monte della filiera vitivinicola, dotando i vivaisti di materiale di base da cui ottenere un prodotto certificato da fornire alle aziende. Lavorando con viti di cui è certa l’identità varietale e l’integrità sanitaria, è possibile dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani. Grazie al progetto è in corso la verifica fitopatologica dei campi di piante iniziali esistenti e la ricostituzione di nuovi campi con materiali virus esenti, da cui ottenere il materiale di propagazione per la produzione di barbatelle innestate e certificate.
“Tra i nostri impegni prioritari c’è quello di dedicarci alla conservazione della biodiversità generata dai 3.000 anni di viticoltura nell’isola; - sottolinea il presidente del Consorzio Vini DOC Sicilia Antonio Rallo. Compito del Consorzio è anche quello di tutelare i vitigni che possono rappresentare al meglio la ricchezza ampelografica dell’isola. Il progetto a sostegno del “Vigneto Sicilia” diventa quindi per noi centrale per lo sviluppo dell’enologia siciliana in modo coniugare tradizione e alta qualità in uno scenario in continua trasformazione”.
Nella prima annualità del progetto sono stati costituiti tre barbatellai con materiale iniziale fornito dal vivaio Paulsen sottoposto preventivamente a test di laboratorio per accertare la purezza varietale e l'assenza di virosi. Le barbatelle così prodotte sono state utilizzate nel secondo anno del progetto per la costituzione di due campi di piante madri di categoria iniziale siti nell'agro di Petrosino. Da questi campi sono prelevate le gemme da fornire ai vivaisti, per la produzione di materiale certificato.
Al momento i campi ospitano 10 cloni di varietà siciliane omologate dalla Regione Sicilia, ovvero, Perricone, Alicante, Nerello Cappuccio, Nero D'Avola, Carricante, Greganico, Grillo, Zibibbo,Catarratto, Moscato bianco) ma nel 2023 sono state poste le basi per iniziare l'iter di clonazione anche di altri biotipi di cui si vuole tracciare il profilo agronomico ed enologico e ancora varietà “minori” come Minnella Nera, Nerello Cappuccio, Nocera, Alicante e varietà “reliquie”, ovvero Vitrarolo, Recunu, Orisi, Lucignola).
Le aziende siciliane avranno dunque a breve la possibilità di acquistare materiale certificato di varietà autoctone presso i vivaisti locali.
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A cura di Matteo Cioffi
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