vino

13 Dicembre 2023

Waby sposa lo champagne e traghetta la cucina giapponese nel fine dining

di Matteo Cioffi


Waby sposa lo champagne e traghetta la cucina giapponese nel fine dining

Oriente ed Epernay non sono poi così distanti. Almeno a livello gastronomico. E in mezzo, a separare un intero continente e la piccola località capitale mondiale dello Champagne, c’è Milano rappresentato da Waby.

Il locale specializzato su una cucina prevalentemente nipponica ha deciso, per un mese intero, ovvero fino al prossimo 7 gennaio e quindi con tutte le imminenti feste incluse, di proporre ai suoi ospiti un menu ad hoc pensato in pairing con la celebre bolla d’oltralpe, nella fattispecie la scelta è ricaduta sulla referenza Grand Brut della Maison Perrier Jouët.

Una partnership preziosa per il titolare del locale, Matteo Zhu, biellese, classe 1996 e figlio di genitori cinesi titolari di una società di import/export di prodotti del loro Paese di origine, da cui è scaturito Blossom parola che in inglese significa sbocciare e che, in questo caso, prende spunto dal brindisi tra calici riempiti di bollicine, ma anche dai piatti ideati dall’estro creativo dello chef. Un test per capire come il noto vino di Francia, sempre molto richiesto dai commensali di Waby, possa trovare nuovi sodalizi con ricette che guardano verso l’Asia e accompagnate, al tempo stesso, da elementi gastronomici di altre zone del mondo.

Il menu è contenuto all’interno della carta classica, è composto da 6 piccoli piatti, i cosiddetti kobachi termine giapponese che si traduce in ciotola e simboleggia una porzione più contenuta, simile a un antipasto. I clienti del ristorante possono ordinare tutte e sei le portate o sceglierne quante ne desiderano, a un prezzo che varia da 15 a 24 euro a singola porzione. Ogni calice di Grand Brut, dl canto suo, è proposto a 20 euro, mentre la bottiglia sale a 110 euro.

Matteo Zhu, titolare del WabyMatteo Zhu, titolare del Waby

"Ho scelto lo champagne perché la clientela del nostro ristorante è solita chiedere questo vino, preferendolo anche al sake che è la bevanda principe della cucina asiatica", ha spiegato Zhu a Mixerplanet"Personalmente sono costantemente alla ricerca delle migliori materie prime per le ricette sia asiatiche che internazionali e, in quest’ottica, ho ritenuto che creare una partnership con una Maison di champagne prestigiosa sia il modo migliore per accrescere il valore del brand Waby e in generale elevarne la qualità dell’offerta, conditio sine qua non per rimanere competitivi su un mercato dove la concorrenza è serrata".

In Blossom l’anima guarda sempre a Oriente, ma ogni piatto, come detto, è reso più stuzzicante da un processo di contaminazione culinaria.

"Abbiamo inserito diversi ingredienti non asiatici – precisa infatti il titolare del posto –, come pomodoro, tartufo, ostriche francesi, ricci di Galizia, gamberi di Mazara del Vallo, con l’obiettivo finale di creare quella che riteniamo possa essere una visione moderna e contemporanea della cucina che in primis si rifà al Giappone. È un fine dining dove vige la rivisitazione in chiave internazionale di ricette asiatiche, in maniera da offrire al cliente l’opportunità di scoprire nuovi percorsi piacevoli del gusto". 

TAG: WABY RESTAURANT,CUCINA GIAPPONESE

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