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18 Gennaio 2024Tra i tanti rincari che gli italiani si sono ritrovati a fronteggiare negli ultimi anni, c'è anche quello della pausa pranzo fuori ufficio, per la quale bisogna sborsare più euro da nord a sud della penisola.
A confermarlo è una ricerca condotta da BVA Doxa per Pluxee Italia, che rimarca come indipendentemente dalle differenze territoriali, il prezzo medio della pausa pranzo per i dipendenti in Italia oggi si aggiri su una media di circa 11 euro: una cifra che avrebbe subito un considerevole aumento rispetto al periodo pre-pandemico.
L’80% DELLE CONSUMAZIONI AL BAR E AL RISTORANTE
Secondo la ricerca di BVA Doxa, l’80% delle consumazioni durante la pausa pranzo fuori ufficio avviene nei locali come bar e ristoranti, con costi che variano in modo evidente: si parte da 8,10 euro per la consumazione di un panino/piadina/toast con bevanda e caffè, e si raggiungono i 15 euro per un menù completo.
Per consumare invece un primo piatto si spendono mediamente 9,80 euro, mentre per un secondo piatto la cifra si aggira attorno agli 11,60 euro. Le consumazioni da asporto, che costituiscono il 20% sul totale delle pause pranzo fuori ufficio degli italiani, risultano leggermente più contenute: in media 6 euro per un panino/piadina/toast (escluse bevande), 7,40 europ per un primo piatto e circa 9,30 euro per un secondo piatto.
LA DIFFERENZA TRA NORD E SUD
Se è vero che gli aumenti hanno interessato tutto il Paese, è altrettanto vero che alcune differenze emergono nitidamente a livello regionale: al nord ad esempio, il costo della pausa pranzo fuori ufficio è superiore rispetto al resto dell’Italia, e per consumare un panino/piadina/toast con bevanda e caffè si può arrivare a spendere 8,90 euro (Lombardia), mentre la cifra si aggira attorno a 7,80 euro nel Centro Italia o 7,40 euro nel sud e Isole.
Allo stesso modo per consumare un menù completo con bevande incluse, la cifra stimata nel nord Italia può arrivare fino a 16,10 euro (in particolare nel nord est) invece che 13,30 euro del sud e Isole. Il divario si manifesta anche nelle consumazioni da asporto: il prezzo di un panino/piadina/toast si aggira attorno a 4,80 euro nel sud Italia e Isole, raggiunge un picco di 6,80 euro in Lombardia.
In questo scenario i buoni pasto assumono un ruolo ancora più centrale diventando strumento necessario per aumentare il potere di acquisto dei dipendenti e garantire loro una pausa pranzo adeguata. Secondo l'attuale normativa in vigore, le aziende possono incrementare il valore dei buoni pasto, in formato digitale, fino a 8 euro, innalzamento deducibile al 100% per le aziende ed esentasse.
“Si tratta di un passo strategico che, oltre a fornire un supporto finanziario ai lavoratori, sottolinea l'impegno dell'azienda nel promuovere il benessere dei collaboratori”, commenta Anna Maria Mazzini, chief growth officer di Pluxee Italia, aggiungendo come in Italia ci sia un notevole gap da colmare anche in termini di informazione e diffusione in merito al mercato dei buoni pasto, e questo riguarda soprattutto le Pmi, le quali rappresentano circa l’80% del tessuto imprenditoriale del nostro Paese.
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A cura di Matteo Cioffi
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