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23 Gennaio 202421,5 miliardi di euro di fatturato, 10 miliardi di export e 2.300 imprese: questi sono solo alcuni dei numeri emersi da uno studio realizzato da Nomisma per Federvini che fotografa la posizione strategica per il nostro Paese del comparto dei vini, spiriti e aceti.
“Le imprese delle ‘filiere Federvini’ rivestono un ruolo economico di primissimo piano, attivando valore in più settori economici, dall’agricoltura alla logistica, passando dal commercio al dettaglio all’Horeca e al settore immobiliare. Ogni euro di valore aggiunto direttamente generato dalle imprese dei settori vini, spiriti e aceti crea ben 4,2 euro nell’intera economia nazionale grazie agli impatti indiretti e indotti su altre filiere del made in Italy” ha dichiarato Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria Retail e Servizi di Nomisma, aggiungendo però che "la continuità del contributo strategico è messa a dura prova dalle sfide legate all’incerto scenario macro-economico e geopolitico internazionale, basti pensare alla recente crisi del Mar Rosso oppure all’indagine antidumping sui distillati europei da parte della Cina, aspetti che potrebbero incidere in maniera importante anche sull’export italiano".
IL VALORE STRATEGICO DELL'EXPORT
In termini di export, i comparti di vino, spiriti e aceti italiani ricoprono un rilievo di primaria importanza, non solo in merito all’incidenza sulle vendite oltre frontiera del food&beverage (19%) ma soprattutto per il contributo positivo alla bilancia commerciale agroalimentare: 8,4 miliardi di euro di saldo commerciale aggregato netto, l’apporto più alto tra i prodotti italiani del F&B. Ad oggi il nostro Paese è il primo esportatore mondiale a valore di aceti, con una quota sull’export globale del 37%, nonché di vermut (34%), il secondo di vini fermi imbottigliati (22%) e liquori (14%). Negli ultimi dieci anni l’Italia ha conosciuto una crescita del valore sui mercati esteri di oltre il 76%.
SOSTENIBILITA' E ATTENZIONE PER IL TERRITORIO
Oltre il 90% delle imprese dei tre comparti presi in esame ha sostenuto negli ultimi tre anni investimenti, oltre che per l’acquisto di beni strumentali, anche a sostegno della sostenibilità ambientale (packaging sostenibili, riduzione dei consumi di acqua, produzione dell’energia rinnovabile) e sociale (attività culturali, selezione dei fornitori locali, iniziative umanitarie), della formazione del personale e della ricerca e sviluppo per nuovi prodotti.
“Questo ruolo attivo verso la sostenibilità trova conferma nell’85% della popolazione italiana che ritiene come le imprese di vini, spiriti ed aceti contribuiscano positivamente allo sviluppo economico dei territori nei quali sono insediate oltre che al rafforzamento dell’immagine del Made in Italy all’estero. Una reputazione che, per 7 italiani su 10, deriva anche dal contributo positivo dato dai vigneti nella tutela del paesaggio italiano, nel salvaguardare le aree rurali prevenendo l’erosione dei suoli e nel favorire il turismo” sostiene Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma.
IL RUOLO RILEVANTE DI PIEMONTE E VENETO
La ricerca include un approfondimento sulla dimensione e la performance delle imprese attive nel settore spiriti in due regioni storicamente dedite alla distillazione quali Piemonte e Veneto. Di rilievo il peso del Piemonte, le cui imprese attive nel comparto spiriti garantiscono oltre un terzo del fatturato nazionale di settore (1,7 miliardi di euro nel 2022) e il 31% della forza lavoro (1.956 occupati). Le aziende venete hanno invece prodotto un fatturato di 450 milioni di euro (il 9% del totale nazionale) occupando 670 persone (l’11% del totale).
IL COMMENTO DI MICAELA PALLINI
“La ricerca di Nomisma mette in luce la dimensione straordinaria raggiunta dalle filiere che rappresentiamo, comparti meritevoli della massima considerazione e del più attento supporto istituzionale, costituiti da imprese impegnate ogni giorno nel valorizzare prodotti di qualità, frutto del lavoro e della dedizione di imprese sane e dinamiche” ha commentato Micaela Pallini, Presidente di Federvini, che sottolinea però come oggi queste stesse imprese siano esposte a incertezze di natura geopolitica, normativa, commerciale, inflattiva.
"La difesa di questo patrimonio del Made in Italy, con la sua storia, cultura e reputazione, è una responsabilità tanto degli imprenditori quanto delle istituzioni" aggiunge Pallini. “I produttori di vini, spiriti e aceti esprimono un patrimonio di cultura, di storia, di economia e di lavoro che produce benessere per le comunità locali e che, investendo in innovazione, sostenibilità e ricerca, contribuisce alla crescita del nostro Paese e a far sì che lo stile di vita italiano sia così apprezzato nel mondo”.
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A cura di Matteo Cioffi
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