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10 Aprile 2024Ci sono anche FederBio, Legambiente e Slow Food Italia alla manifestazione organizzata da Coldiretti al valico del Brennero, per sensibilizzare le istituzioni sul tema dell'obbligo dell'origine in etichetta per le produzioni agroalimentari e contrastare l'importazione di prodotti che vengono venduti come italiani senza però rispettare regole e standard richiesti per i prodotti nazionali.
Con la propria presenza, le tre organizzazioni vogliono offrire il sostegno agli agricoltori, ormai logorati da sfide economiche e climatiche, ma anche condividere alcune proposte per tutelare le produzioni agroalimentari italiane. Fra tutte quella della revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale dell’Unione Europea e del luogo di provenienza e il rilancio dell'agricoltura nazionale attraverso la transizione agroecologica, vera risposta alla crisi dei sistemi alimentari.
"È fondamentale superare le attuali regole sul codice doganale per contrastare le frodi al nostro agroalimentare, dobbiamo evitare che i consumatori siano ingannati e bloccare tutto quello che permettono di vendere come italiano, magari anche camuffandone il nome come un prosciutto fatto con cosce di maiale provenienti dall’estero" spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.
Serve poi insistere sul principio di reciprocità – aggiunge Prandini - in una situazione che vede l’ingresso dalle frontiere di prodotti trattati con sostanze e metodi vietati in Europa che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e del lavoro. Una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori europei, peraltro sottoposti a regolamenti e vincoli spesso fuori dalla realtà".
"Si recuperi e approvi in tempi rapidi il ddl contro le agromafie e l’agropirateria che ad oggi è inspiegabilmente in stallo alla Camera dei deputati" chiede Stefano Ciafani, presidente di Legambiente che dal Brennero lancia un messaggio forte e chiaro a tutte le forze politiche, denunciando lo stallo in cui si trova il ddl in questione.
"C'è un vuoto normativo da colmare al più presto e che permetterebbe, con l’introduzione nel codice penale dei nuovi delitti contro il patrimonio agroalimentare e un inasprimento delle pene, di contrastare la criminalità organizzata che ha affondato le sue radici anche nella filiera agroalimentare, dal campo alla tavola" aggiunge Ciafani.
A puntare il dito contro politiche agricole nazionali e internazionali miopi che confinano la produzione alimentare a un insalubre assistenzialismo è Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. "A ciò si è aggiunta la concorrenza - sleale di fatto, legale nella forma - da parte di Paesi che non sono tenuti a rispettare le regole valide in Italia, in termini ambientali per l’uso di fitofarmaci, e in termini etici per i diritti di lavoratori e consumatori" sottolinea.
"Riteniamo dunque urgente istituire clausole specchio nelle relazioni commerciali dell’Unione con i Paesi terzi: un sistema in grado di regolamentare la concorrenza fra prodotti locali e di importazione, garantire ai consumatori trasparenza su alimenti importati e limitare al contempo gli impatti negativi su salute, società e ambiente negli stessi Paesi esportatori" conclude Nappini.
Per FederBio, infine, l'elemento chiave per difendere il reddito degli agricoltori e garantire la trasparenza di tutta la filiera nei confronti dei cittadini risiede nel "giusto prezzo": "Per questo dobbiamo evitare situazioni di concorrenza sleale ed è fondamentale che, per i prodotti agroalimentari importati, siano rispettate le stesse norme che valgono per i produttori italiani ed europei" sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.
Secondo la presidente di FederBio, l’introduzione del principio di conformità a tutta l’agricoltura eviterebbe che ingenti quantitativi di principi attivi vietati in Ue siano scaricati dalle multinazionali nei Paesi in via di sviluppo, rientrando poi in Italia e in Europa sotto forma di frutta e altri alimenti. "Bloccare questi agrofarmaci è fondamentale per tutelare la salute, la fertilità del suolo e gli ecosistemi, ma anche per contribuire a superare situazioni di concorrenza sleale per gli agricoltori" conclude Mammuccini.
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