pubblici esercizi

16 Ottobre 2013

Continua la desertificazione dei centri storici


Continua la desertificazione dei centri storici

Centinaia di migliaia di euro spesi dalle amministrazioni locali per riqualificare e vivacizzare i centri storici oggi  praticamente vuoti. È il fenomeno “Desertificazione”. conseguenza della crisi o negligenza delle istituzioni?

Occorre fare qualcosa, se non vogliamo che il protrarsi della crisi attuale acuisca il problema della “desertificazione” delle città italiane. Ogni giorno nei centri storici delle nostre metropoli chiudono i battenti bar, ristoranti e pubblici esercizi di ogni genere e categoria. Un fenomeno che, a breve, potrebbe trasformare il cuore dei nostri centri abitati in veri e propri squarci di paesaggi lunari. Tanto lavoro, tanta fatica e altrettanti investimenti spesi nell’ultimo ventennio dalle amministrazioni locali per vivacizzare i centri storici italiani. Risultati soddisfacenti fino a qualche anno fa. Oggi però le cose stanno cambiando. Se il Governo e gli organi competenti non riprendono le redini della situazione si rischia di perdere tutto ciò che è stato fatto finora. Le città italiane, famose in tutto il mondo per l’arte, per lo shopping e per la movida, rischiano di morire. La Confcommercio è seriamente preoccupata per il futuro degli esercizi commerciali italiani: per ogni pubblico esercizio che apre, tre abbassano le saracinesche. Una strada che porta alla “desertificazione” che potrebbe causare nei prossimi 10 anni un drastico calo della rete degli esercizi commerciali italiani.

Grandi città a rischio
Lino Stoppani, Presidente Fipe, sostiene che il problema riguarda indistintamente tutte le città italiane, grandi e piccole, anche se la provincia – secondo lui - preserva meglio il commercio, perché la maggior parte delle attività commerciali sono concentrate in aree circoscritte. È un fenomeno comunque che va considerato città per città. Le politiche delle amministrazioni locali – secondo il Presidente - hanno modificato le abitudini della gente favorendo, in molti casi, la nascita di grosse concentrazioni di alcuni esercizi a scapito di altri. Per esempio, nel centro storico di Milano, dove c’è una massiccia presenza di uffici e banche, alle ore 19.00, poco dopo la chiusura degli sportelli, le strade di colpo si spopolano. Francesco Lumini, giovane milanese, titolare del bar “Full 80”, locale situato in via Milazzo nell’area C milanese, segnala recentemente un calo non trascurabile di gente, in Brera e nei dintorni, anche nelle ore diurne. L’Aedes - aggiunge il gestore del bar - azienda che si occupa di gestione immobiliare, i cui uffici si trovano nei pressi  del bar “Full 80”, a settembre ha licenziato 20 dipendenti che quotidianamente facevano colazione, pranzo e aperitivo nel suo locale. Lumini, inoltre, è seriamente preoccupato per il futuro della sua attività, sia perché molti residenti della zona vanno via a causa dell’aumento degli affitti delle case, sia per il trasferimento, a breve, in un altro luogo, della sede dell’Inpdap. Lo Smeraldo, storico Teatro milanese, lo scorso anno ha chiuso i battenti per ospitare, a breve, nei suoi locali il neo centro commerciale “Italy”, già noto paradiso del cibo a Roma e a Torino. La chiusura di un teatro storico che cede il posto a un centro commerciale così imponente, nel cuore di una città, è un caso emblematico . La notizia ha sollevato non poche polemiche tra il Comune, i ristoratori e le attività del settore alimentare delle zone Brera, Garibaldi e Repubblica. Attività che, dopo lo smantellamento del Teatro Smeraldo, hanno registrato un calo della clientela, soprattutto nelle ore serali.

Da nord a sud
Nei primi mesi del 2013 in Italia hanno chiuso i battenti 21 mila imprese e la Sicilia ne detiene il triste primato. Il fenomeno della desertificazione colpisce tutta la Penisola, in particolar modo il meridione. Dalle stime della Confcommercio salta all’occhio, nel settore alimentare, un saldo negativo soprattutto in Sicilia, dove le nuove aperture sono state quest’anno solo 288; un dato inferiore quasi quattro volte a quello delle chiusure, previste a quota 1.080. A fine 2013 la Lucania perderà il 10% del totale dei negozi del settore. In Abruzzo, invece, è previsto un record negativo per i ristoranti: 144 aperture su 534 chiusure. Al primo gennaio 2014, la Regione in questione, avrà perso l’8% del totale delle imprese attive nella ristorazione. Nel settore bar, spicca la stima per la Valle D’Aosta che, con 33 nuove aperture contro 30 chiusure, potrebbe mettere a segno una variazione minima, ma positiva, dell’1%.
Ottimista, ma cauto appare Paolo Perrone, il Sindaco di Lecce, il quale pur essendo consapevole degli effetti negativi della crisi, in qualche modo, è soddisfatto del crescente afflusso dei turisti e del loro indotto nel capoluogo salentino. Il primo cittadino della città barocca, inoltre, non considera un ostacolo al commercio cittadino la creazione della Zona a Traffico Limitato nel centro storico della città. Un provvedimento – precisa il Sindaco - già in vigore da diversi anni che ha reso Lecce più bella e più viva. La città vive di giorno e di notte – conclude Paolo Perrone – e la movida insieme al turismo continuano ad essere i settori trainanti dell’economia salentina.
Il commercio anima l’economia dei nostri Comuni, li rende più belli, più vivi e più affascinanti.
È necessario dunque, vivacizzare le nostre città. Evitare l’estinzione degli artigiani, delle botteghe storiche e impedire il trasferimento di molte attività commerciali dai centri storici nelle zone periferiche. Lino Stoppani per contenere il fenomeno della “desertificazione”, dell’oscuramento delle città italiane invita tutti i Comuni a promuovere e a stimolare i cittadini a organizzare concerti e manifestazioni artistico-culturali.
Promuovendo e incrementando questo genere di eventi – conclude il Presidente del Fipe – si eviterebbero anche bivaccamenti e assembramenti di extra comunitari che, spesso ubriachi, sporcano e creano disagi nelle nostre città.

TAG: CAFFè DIEMME,CENTRI STORICI,ISTITUZIONI

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