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24 Aprile 2020
Con la chiusura di bar, ristoranti e alberghi a causa dell'emergenza coronavirus ad accusare la crisi sono anche i grossisti che riforniscono il vasto universo del fuoricasa in Italia. Che per l'occasione si sono riuniti nell'associazione Grossisti Horeca (GH), fondata da un primo gruppo di 88 aziende di ogni zona d’Italia che da sole vantano un giro d’affari nel settore food di 2 miliardi di euro, 105 punti logistici e 6.100 addetti. E sono numerose richieste di adesione da parte di altre imprese di un comparto, quello delle forniture alimentari a ristoranti e hotel, che conta nel complesso oltre 1.800 aziende in Italia, un giro d’affari di 11 miliardi e un’occupazione che con l’indotto supera i 100mila addetti.
Come ha riferito nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore, GH ha inviato nei giorni scorsi due lettere rispettivamente al governo e alla Confcommercio (alla quale le aziende aderenti sono associate) per sottolineare i gravi rischi ai quali in questa fase di lockdown va incontro il settore prospettando inoltre anche alcune soluzioni percorribili.
"Con la chiusura pressoché totale degli operatori della filiera del turismo come alberghi, ristoranti e pubblici esercizi– ha spiegato Maurizio Danese, videpresidente di Pregis e coordinatore dell'assiciazione – noi grossisti del settore horeca con un business concentrato sui canali del consumo fuoricasa abbiamo visto i fatturati crollare del 90%, il che mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Il comparto della distribuzione horeca ha esercitato un ruolo importante nello sviluppo del settore turistico (ad esempio finanziando le imprese a valle della filiera durante la stretta creditizia del 2008-2010) e nella promozione dei prodotti agroalimentari made in Italy. Ora è necessario ed urgente un intervento che sostenga le nostre imprese anche per scongiurare l’ingresso sul mercato interno dei grandi big stranieri della distribuzione fuoricasa".
Le principali richieste avanzate al governo riguardano l’attivazione di misure per conservare l’occupazione, sostenere la liquidità e dare sollievo finanziario. "Nell’immediato – ha detto Danese – si deve consentire l’anticipazione dell’importo totale dei crediti al 31 marzo 2020. Sotto questo aspetto l’ultimo decreto contiene già alcune misure idonee a garantire i flussi di liquidità alle imprese come avevamo già chiesto al premier Conte. A questo va aggiunta la proposta di trasformazione in crediti di imposta delle perdite su crediti nel periodo 2020-22 originate da crediti maturati alla data dell’emergenza Covid-19 e cioè al 31 marzo 2020".
GH propone inoltre che le misure introdotte dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa, con l’attivazione dell’Ocri (Organismo di Composizione della Crisi), e al momento congelate per decreto fino a settembre 2021, "vengano ulteriormente rinviate – ha concluso Danese – per non creare ulteriori e inevitabili ripercussioni sul sistema delle imprese del settore. Si tratta nel complesso di misure di sostegno a un comparto in gravissima crisi, ma dalla cui ripartenza dipende una buona fetta del rilancio della decisiva filiera del turismo in Italia".
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