pubblici esercizi
08 Settembre 2020Di Claudio Ferraro, avvocato
Per un fenomeno sfaccettato e complesso la domanda è una e semplice: la cosiddetta “movida” ha i giorni contati o invece si affaccia a un tempo in cui gli aspetti problematici che vi sottendono avranno un maggior impatto?
Il periodo del lockdown ci ha fatto riflettere e ci ha fatto capire che la voglia di libertà, o meglio di libero arbitrio, dei giovani può essere governata solo con interventi drastici. Tutto chiuso, tutti in casa, finisce anche la movida.
Di contro si è compreso che per il tutto aperto non bastano regole, raccomandazioni, sforzi degli operatori e delle forze di controllo, comunque sempre troppo scarse anche se piene di buona volontà e spinte dalle migliori intenzioni sul controllo del territorio.
Il fenomeno non è di recente formazione ma si evolve con circa venticinque anni di cambiamenti, almeno a contare gli spostamenti della stessa nelle varie zone della nostra città.
In tutti questi mutamenti, la movida si è accaparrata fette della città per così dire in autocombustione, ovvero si è radicata, è cresciuta e quindi è esplosa e, in generale, la città se ne è accorta solo dopo diverso tempo, tentando di correre ai ripari.
Di certo dove ci sono locali c’è la movida e dove non ci sono, spesso, c’è la delinquenza, lo spaccio, e l’insicurezza. Questo avviene perché i quartieri scelti dalla movida non sono solo i quartieri lussuosi, ma ben si guardi neanche le periferie, bensì i quartieri vecchiotti, un po' bohemien e piuttosto trasandati.
Ma il più forte impatto della movida è il difficile rapporto con i residenti (e il loro sacrosanto diritto al riposo) e il dialogo, scontro o contenzioso, che diventano argomento all’ordine del giorno. Purtroppo i residenti, si può comprenderli, se la prendono con i locali sul vituperato assioma: se ci sono i locali c’è la movida, se non ci sono finisce.
Ma è proprio così? Penso di no. I locali cercano economia, guadagno e hanno bisogno, se ben gestiti, di programmazione, attenzione e certamente di non affrontare ogni notte un problema. S’aggiunga che la movida, dopo un po' di anni, se ne va lasciando quartieri o zone migliori. Questo a condizione che ci siano locali di un certo appeal, perché rimangono i locali migliori e inizia l’intrattenimento serale anche delle generazioni più adulte che non intendono richiudersi in casa.
Semmai questo non avviene se i locali sono solo nati all’insegna del tutto e subito: c’è gente, vado, consumo e passo oltre… O meglio vado, fornisco alcool a buon mercato e passo oltre. Perché, senza ombra di dubbio, il problema non sono i giovani, non sono i locali ma, piuttosto, i giovani che consumano alcool. Insomma, il problema è l’alcool.
Ecco allora che la domanda è come intervenire sulla movida volando un po' più in alto. La risposta non si può leggere in cronaca, ma in un articolo di fondo che riassuma questi principi fondamentali.
Il problema non son i locali in quanto tali, semmai la questione comprende i locali da mordi e fuggi, quelli che non preservano la professionalità che dovrebbe essere alla base della professionalità. Ecco perché bisogna incentivare investimenti imprenditoriali di buona gestione e non, come è avvenuto nella nostra città, chiudere i locali ben gestiti del mondo della notte.
Il problema non sono i giovani con la loro voglia di libertà, anche se un difetto di educazione esiste concretamente. Il problema è l’alcool e il consumo che i giovani ne fanno per accompagnare il loro senso di libertà e, in quanto giovani, deve essere alcool a buon mercato. Quindi bisogna combattere il consumo di alcool, di alcool a basso costo e soprattutto quello sulla pubblica via.
In aggiunta va trattata la questione dell’ubicazione della movida che, in una città lungimirante, deve essere ben programmata e studiata, cercando di incentivare l’allocazione in luoghi accattivanti a basso tasso antropico di residenti: questo avviene incentivando alcune zone rispetto ad altre, senza aspettare che il fenomeno esploda.
Perché un fatto è certo, la movida non finirà con buona pace dei residenti. Si tratta solo di creare circostanze di luoghi, professionalità e programmazione per assicurarne la matrice di buona movida.
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A cura di Matteo Cioffi
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