pubblici esercizi
10 Aprile 2021Ne abbiamo parlato con Antonio Romano, titolare del nuovo Floreal di Firenze, classe 1982. Che ha avuto sintomi fortunatamente non gravi, ma sufficienti per abbatterlo emotivamente. E che, finalmente guarito, ripercorre in questa intervista i giorni della sua malattia.
Partiamo dalle origini, come ti sei ammalato?
Per leggerezza mia e di una cliente, che pur lavorando in una RSA - quindi in un luogo ad alto rischio di focolai- non ha mantenuto un atteggiamento prudente nei confronti degli altri. La sera del suo compleanno mi ha ordinato dei cocktail in lattina per lei e le sue amiche. L’ho raggiunta in auto e beccata per strada. Onestamente, non so se io avessi posto bene la mascherina, lei di certo non la indossava. Siamo stati insieme pochi minuti, il tempo di un abbraccio e due chiacchiere. Il giorno dopo mi ha chiamato per dirmi che al lavoro le avevano fatto il tampone ed era positiva. Le ho chiesto che mestiere facesse e così ho scoperto che lavora in una RSA. Sono rimasto senza parole.
Che cosa hai provato nei suoi confronti?
Profonda rabbia, onestamente. Chi frequenta ambienti a rischio -come ospedali e residenze sanitarie assistenziali- dovrebbe essere molto attento a non compromettere in alcun modo la salute altrui.
[caption id="attachment_185529" align="aligncenter" width="696"] A destra, Antonio Romano[/caption]
L’identità di un bartender è legata al suo gusto e alla capacità di conoscere e abbinare in modo armonioso ingredienti differenti. Cosa si prova quando il gusto scompare insieme all’olfatto?
Per me è stato un vero inferno. Come un mondo senza colori, come un bambino senza fantasia.
Per quanto tempo sei rimasto privo di gusto e olfatto?
All’inizio, per venti giorni. Poi ho cominciato a recuperare i sensi. Solo che proprio quando pensavo di essere ormai sulla via della guarigione, sono ricaduto vittima di anosmia e ageusia. Tra una cosa e l’altra, sono stato in ballo oltre un mese e mezzo. Non ti dico come stessi a livello psicologico…
Come?
Malissimo. Ho sofferto di depressione e di insonnia. Mi sono sentito davvero perso.
E oggi il morale com'è?
Non sto molto meglio. Mi sento scoraggiato, affranto, disperato. Per lo Stato, noi siamo degli emarginati, degli untori, degli zero assoluti. Bar e ristoranti sono stati chiusi in nome della salute pubblica, ma senza prove scientifiche che davvero siano stati epicentro della diffusione del virus e senza avere la possibilità economica di sostenerci. E adesso non ce la facciamo davvero più.
Soprattutto per le attività aperte da poco come Floreal deve essere molto difficile ormai…
Non è difficile, è impossibile. Floreal è stato inaugurato a giugno e da ottobre è praticamente chiuso. Abbiamo investito tutto quello che avevamo, ci siamo fatti subito riconoscere per la qualità e conquistato un nome in città. Per che cosa? Per essere poi schiacciati dai debiti, impossibilitati a lavorare.
Ho letto che qualcuno si è impietosito per una negoziante che sul conto aveva solo 250 euro. Sai che ti dico? Magari li avessi io!
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A cura di Matteo Cioffi
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