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29 Aprile 2021Il Parlamento europeo fa la sua proposta negoziale sul nuovo Certificato EU che dovrebbe facilitare la circolazione in Europa durante la pandemia. L’obiettivo di Parlamento e Consiglio è ora quello di un accordo prima dell’estate.
Atteso come un ulteriore passo verso la normalità, capace di aprire le porte ai flussi turistici, il Certificato verde digitale, noto anche come green pass, è passato al vaglio del Parlamento europeo.
A parte il cambio di nome, potrebbe essere infatti denominato Certificato EU Covid-19, i deputati ne hanno innanzitutto definito la validità: 12 mesi.
Il Certificato EU (ancora in fase di definizione su quale supporto verrà proprosto) stabilirà se una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o, in alternativa, se ha effettuato un recente test con risultato negativo o se è guarita dall'infezione. Ma – e attenzione alla precisazione - il certificato non servirà come documento di viaggio, né diventerà una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione.
I vantaggi
Chi ne è in possesso non dovrebbe sottostare a ulteriori restrizioni di viaggio, come la quarantena, l'autoisolamento o i test.
Chi non ce l’ha?
Per evitare discriminazioni contro coloro che non sono vaccinati o non posso permettersi economicamente il test, i paesi UE dovrebbero - è opinione dei deputati -"garantire test universali, accessibili, tempestivi e gratuiti".
Iniziativa omogenea
Perché il Certificato EU abbia realmente la valenza rassicurante e sia effettivamente funzionale alla circolazione nell’ambito del Vecchio Continente occorre che esso sia armonizzato a qualsiasi iniziativa istituita dagli stati membri.
I Paesi UE devono accettare i certificati rilasciati in altri stati membri per le persone vaccinate con un vaccino autorizzato in UE dall'Agenzia europea del farmaco (EMA) (attualmente Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen). Spetterà agli stati membri decidere se accettare anche i certificati di vaccinazione rilasciati in altri stati membri per i vaccini elencati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per uso di emergenza.
Infine, per evitare frodi, il Parlamento europeo ha previsto che i certificati siano soggetti a un controllo continuo. I dati personali ottenuti dai certificati non dovrebbero essere conservati dagli stati membri di destinazione né si dovrebbe costituire una banca dati centrale a livello UE. La lista delle entità che tratteranno e riceveranno i dati dovrà essere resa pubblica in modo che tutti possano esercitare i loro diritti di protezione dei dati secondo il regolamento UE sulla protezione dei dati.
Adesso, dunque Parlamento e Consiglio sono pronti a iniziare i negoziati: si punta a un accordo prima della stagione turistica estiva.
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A cura di Matteo Cioffi
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