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04 Giugno 2021

Acquaviti, l'Europa adotta il modello italiano sui controlli

di Stefano Fossati


Acquaviti, l'Europa adotta il modello italiano sui controlli

È entrato in vigore da pochi giorni nell'Unione europea il nuovo regolamento comunitario che istituisce il registro pubblico degli organismi deputati al controllo dei processi di invecchiamento delle bevande spiritose in ogni Stato membro.

Nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 5 maggio scorso sono stati pubblicati rispettivamente il regolamento delegato (UE n.2021/723) e il regolamento di esecuzione (UE n. 2021/724). Nel primo, la Commissione ha istituito il registro pubblico in cui saranno iscritti gli organismi abilitati al controllo di invecchiamento delle bevande spiritose che deve avvenire sotto il controllo fiscale di uno Stato membro. Il secondo regolamento disciplina le comunicazioni che gli Stati membri devono utilizzare per trasmettere alla Commissione i riferimenti degli organismi di controllo dei processi di invecchiamento, oltre alle autorità competenti ad assicurare il rispetto della disciplina contenuta nel regolamento.

Dal 25 maggio, quindi, anche l’Europa stabilisce finalmente per gli Stati membri quanto già da tempo è stabilito in Italia, ovvero che i magazzini di invecchiamento debbano essere sotto il controllo dello Stato a totale tutela del consumatore. Lo Stato italiano controlla infatti in modo attento i produttori di distillati e in particolare di grappa e brandy: i magazzini di invecchiamento hanno l’obbligo di essere sigillati da un funzionario dell’ex UTF (ora Ufficio Dogane) e il prodotto può essere estratto solo in presenza del funzionario che attesta con un apposito verbale la durata effettiva dell’invecchiamento.

Soddisfatto il presidente dell’Istituto Nazionale Grappa, Sebastiano Caffo: “La nostra acquavite di bandiera, la grappa e in particolare quella invecchiata e stravecchia, ha già i requisiti richiesti dal nuovo regolamento in quanto i magazzini di invecchiamento sono già sotto il controllo dello Stato e questo rappresenta una fondamentale garanzia per il consumatore”, spiega.

La grappa, distillato simbolo dell'Italia

È nel nostro Paese che ha origine la grappa, distillato italiano per eccellenza, unico al mondo per caratteristiche e provenienza come stabilito ormai da tempo anche dall’Unione Europea che riconosce al nome "grappa" l’indicazione di origine e di provenienza di un prodotto assolutamente italiano per cultura e tradizione.

Una specificità a livello produttivo e anche normativo: “Le nostre distillerie - sottolinea Caffo - sono da sempre attente alla qualità e al rispetto di una normativa che storicamente ha privilegiato oltre all’aspetto fiscale anche quello qualitativo, visto che il famoso distillato ottenuto dalla distillazione di vinacce provenienti da uve coltivate e vinificate esclusivamente in Italia, viene analizzato dai laboratori ufficiali delle Dogane che danno il via libera alla immissione in consumo, solamente se la grappa è rispondente ai requisiti stabiliti dalla legge. Queste normative, seppur stringenti, hanno contribuito a rendere unico il nostro prodotto, che oggi può vantare l’indicazione geografica di esclusiva pertinenza dell’Italia. Così come anche per quanto riguarda l’invecchiamento, le regole sono chiare e grazie a questo sono stati eliminati dal mercato i prodotti che non ne avevano i requisiti, come le finte grappe invecchiate contraddistinte da termini non regolamentati e di fantasia. Ciò è avvenuto ben prima della normativa europea attuale, grazie alla sinergia tra Assodistil e Istituto Nazionale Grappa che si sono sempre battuti per la tutela del nostro distillato di bandiera”.

La grappa, ribadisce Caffo, è il distillato italiano puro e sincero, che sia giovane che invecchiata, non accetta mai compromessi. È un’eccellenza che lo Stato italiano tutela, una rassicurazione per il consumatore che con questi presupposti è invitato a scegliere e a preferire la tradizione del nostro Paese. Scelta che convince anche i consumatori oltreconfine visti i dati positivi registrati dall’export del prodotto che ha fatto segnare un +8,6% nel 2020 rispetto all’anno precedente. In particolare, sono i Paesi mitteleuropei ad aver dato una grande spinta al consumo, soprattutto Germania, Svizzera e Austria. “Siamo felici che la grappa sia un prodotto gradito anche fuori dall’Italia. Un risultato che si spiega con la qualità e l’esclusività dei nostri distillati, unici al mondo”, conclude Sebastiano Caffo.

TAG: GRAPPA,INVECCHIAMENTO,SEBASTIANO CAFFO,REGOLAMENTO UE

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