pubblici esercizi
18 Giugno 2021La ripresa c’è e il Pil potrebbe arrivare al 5%. Ma si deve puntare su politiche del lavoro attive e su una fiscalità equa.
È ancora lunga la strada che può portare a una ripresa dei consumi serve che le famiglie siano più fiduciose e tornino a spendere. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma ci sono barlumi di speranza.
In questo, dunque, le stime del Governo coincidono con le valutazioni espresse da Mariano Bella responsabile dell’ufficio Studi di Confcommercio, secondo il quale: “La congiuntura fa registrare finalmente una ripresa genuina (non frutto, cioè, solo di un rimbalzo fisiologico). Il secondo trimestre del 2021, infatti, si chiude con un + 17%, mentre solo il mese scorso le ipotesi erano state più modeste (+15%). Tuttavia, per tornare ai valori precrisi bisognerà attendere almeno sette trimestri, fino ad arrivare a fine 2022”.
In un Italia che progressivamente sta riaprendo, sono tanti i temi messi sul tavolo dal presidente Carlo Sangalli, con l’auspicio che la ripresa si inneschi in tempi rapidi: dagli investimenti in formazione di giovani e donne, alla risoluzione dell’annoso nodo dei canoni demaniali fio alla necessità di fare chiarezza sulla vasta materia della moneta elettronica.
E ancora: dalla lotta alla contraffazione alla promozione del made in Italy, dal credito d’imposta alla valorizzazione dell’opportunità del bonus 110%, fino all’aumento dei costi della materia prima e dei crediti deteriorati. Una sfida complessa, dunque, acuita dal fatto che se sul ring (e qui il presidente cita un aneddoto di cui nel lontano 1965 furono protagonisti i pugili Mazzinghi e Benvenuti) il nemico è sempre di fronte, nella vita reale, invece, ti può cogliere anche alle spalle.
Formazione e riqualificazione delle competenze – dunque – sono temi imprescindibili.
“Credo che una delle più grandi sfide – sottolinea infatti Giorgetti- sia quella delle politiche attive del lavoro: la ripresa toccherà in modo diverso i vari settori. Ci saranno quelli che non riusciranno a rispondere alla domanda e avranno carenza di forza lavoro, ma ci saranno pure quelli in cui si verificherà il fenomeno opposto. Dobbiamo gestire quindi gli inevitabili scompensi tra filiere con un ricollocamento dei lavoratori e un re- skilling. Saranno proprio questi i temi che la prossima settimana affronteremo insieme al ministro del lavoro Orlando”.
L’Italia è sempre più bianca, ma ci sono settori ancora in panne, come ricorda Sangalli a proposito delle discoteche.
La verità è comunque che “ci sono problemi su cui ci vuole da parte delle autorità nazionali ed europea un po’ di comprensione: mi riferisco per esempio – specifica Giorgetti - alle cartelle esattoriali. Allo stato attuale, infatti, non può essere chiesta la pronta onorabilità dei debiti ad aziende piegate dalla crisi”.
“Bisogna cominciare a ragionare non in ottica nazionale ma globale. Quello che è stato deciso sulla global tax potrebbe avere effetti pervasivi su tutti i mercati. Per questo serve una visione più ampia”.
“Non basta stanziare tante risorse. L’importante è spenderle bene. La macchina burocratica oggi non è sempre capace di tradurre gli stanziamenti in fatti e opere: da qui l’attività del Governo teso a modificare il framework in cui si muovono le imprese.
E qui Giorgetti si rifà all’aneddoto sportivo richiamato da Sangalli: “Gli imprenditori non devono avere paura, ma salire sul ring consapevoli che la sfida è più tosta del passato: le daranno e le prenderanno, ma nell’interesse dell’Italia”.
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A cura di Matteo Cioffi
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