pubblici esercizi
02 Settembre 2022
L’allarme sull'impennata del costo del latte è stato lanciato da Granarolo e Lactalis che, in un comunicato congiunto, richiamano l’attenzione del governo dopo che «un’inflazione galoppante da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario». Per questo motivo, occorre un intervento pubblico «che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera».
D'altronde, l’inflazione ha toccato con aumenti a doppia cifra quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: dall'alimentazione animale (aggravata dalla siccità), che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori; al packaging (i prezzi di carta e plastica sono in crescita da
mesi); senza contare altri componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini che - è materia di questi giorni - si aggiungono all’incremento dei costi energetici.
Nonostante entrambe le aziende abbiano assorbito autonomamente un’inflazione che oscilla tra il 25% e il 30% - prosegue la nota citando dati Nielsen - dalla primavera il prezzo del latte per il consumatore è cresciuto raggiungendo gli 1,75/1,80 euro al litro e potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022.
“Per quanto concerne le sole energie, se non avviene un’inversione di rotta, si tratta di una inflazione del 200% nel 2022 rispetto al 2021 e un rischio di oltre il 100% nel 2023 rispetto al 2022", dice il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari. "È insostenibile anche da parte di una grande azienda, dal momento che si protrae nel tempo e che se fosse scaricata tal quale sul mercato colpirebbe significativamente i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera”.
Ad oggi, sottolineano Calzolari e Giovanni Pomella, AD di Lactalis Italia, «l’inflazione ha portato a un aumento di listino del 23/24% ma i costi energetici continuano a crescere in misura esponenziale». Per questo motivo, Granarolo e Lactalis chiedono all'esecutivo un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi.
Un intervento sollecitato anche dagli allevatori e dalle loro organizzazioni: Coldiretti, Confagricoltura e Cia-Agricoltori italiani. Nonostante l'aumento del prezzo alle stalle, infatti, almeno secondo Coldiretti, l'esplosione dei costi energetici e di alimentazione mette a rischio un allevamento su dieci. Sono 24 mila le stalle italiane che producono 2,7 milioni di tonnellate l'anno, dando vita a una filiera lattiero-casearia che vale oltre 16 miliardi ed occupa più di 200mila persone con l'indotto.
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