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05 Settembre 2023È un mercato sempre più complesso quello della Russia per i produttori italiani di vino, che devono fare i conti con un decreto entrato in vigore lo scorso 1° agosto (vale fino a fine 2023) e che ha assoggettato tutti i vini e i vermouth a un dazio doganale del 20%. Di fatto, si tratta di un quasi raddoppio del dazio sulle precedenti tariffe del 12,5% per i vini e del 10% per i vermouth, che si applica a partire da un valore di 1,5 dollari al litro. Quindi riguarda praticamente tutto l'export italiano.
Come si apprende da Il Sole 24 Ore, parliamo di una pesante tegola fiscale visto che la Russia, e nonostante gli alterni periodi, è tutt'ora il nono mercato per il vino italiano ma il quinto con riferimento ai soli spumanti. Dati che in ordine di importanza andrebbero inoltre invertiti visto che le bollicine made in Italy non rappresentano un “di cui” del vino, ma una categoria ancora più importante.
Lo scorso anno, i nostri produttori hanno spedito spumanti in Russia per un controvalore di 91 milioni di euro (+28% rispetto all'anno precedente) contro il fatturato di 80 milioni dei vini fermi (+5,1%). Complessivamente le esportazioni enologiche italiane verso la Russia nel 2022 sono ammontate a più di 170 milioni di euro.
Quanto al primo semestre di quest'anno, le esportazioni di vini e spumanti italiani verso la Russia hanno registrato un giro d'affari di 67 milioni di euro con un balzo del 65% in sei mesi (+64% per i vini fermi e +66% per gli spumanti). Tali numeri, aggiunge il quotidiano economico, fanno immaginare che gli importatori di Mosca abbiano cercato di fare scorte prima dell'entrata in vigore dei nuovi dazi.
In una nota di Federvini (al link una recente intervista ad Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini), viene specificato che “l'obiettivo principale della misura sarebbe quello di stimolare la produzione vinicola nazionale per soddisfare in maniera più efficiente la domanda del mercato interno”.
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A cura di Matteo Cioffi
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