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17 Novembre 2023Continua a scendere lo zucchero immesso in consumo in Italia. Nel 2020-22, il suo utilizzo nel settore dei soft drink si è ridotto di un ulteriore 13%, con una contrazione di 24mila tonnellate. Un risultato importante, che supera del 30% l’obiettivo fissato da Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, e dal ministero della Salute con il protocollo siglato nel 2021 e che rappresenta l’ultima tappa di un viaggio che dal 2008 ad oggi ha portato al taglio del 41% dello zucchero immesso in consumo attraverso le bibite analcoliche.
SEMPRE MENO ZUCCHERO
I dati sono contenuti nello studio “Il mercato dei soft drink in Italia: impatto della categoria sull’offerta calorica”, condotto da Nomisma per Assobibe, che evidenzia come nel periodo in oggetto siano cresciute sia le vendite delle bevande sugar free a scapito di quelle zuccherate (+16%) e sia l’offerta di bevande con un minor contenuto di zucchero grazie agli investimenti realizzati dalle aziende produttrici nella riformulazione delle ricette (+8%).“Questi risultati sono il frutto di un percorso intrapreso da anni, come conferma della volontà del settore di contribuire responsabilmente a contrastare gli effetti di un consumo eccessivo di zuccheri – dichiara Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe – Tutto ciò è stato possibile attraverso una costante riduzione dell’impronta calorica, l’offerta di soluzioni di consumo alternative, l’adozione di contenitori più piccoli e richiudibili e forme di autolimitazione in ambito marketing, pubblicità e vendita nelle scuole”.
NOVE ITALIANI SU DIECI SODDISFATTI DELL’OFFERTA ANALCOLICA
Secondo una ricerca di Euromedia Research del maggio scorso, nove italiani su 10 (l’87,4% degli intervistati e il 72% nella fascia d’età 18-30) si dichiarano soddisfatti della varietà di bevande analcoliche presenti sul mercato. Mentre oltre sette italiani su 10 sono soddisfatti dell’offerta delle bevande “zero” che secondo il 64,4% del campione hanno contribuito a un consumo maggiormente consapevole rispetto all’apporto calorico.
“Questo significa che lo sforzo fatto dalle nostre imprese per innovare senza rinunciare al gusto della tradizione che tanto piace ai consumatori è andato a segno – commenta Pierini – Ma per quanto le aziende intendano continuare sulla strada della riduzione calorica, i nostri prodotti sono responsabili solo dell’1% dell’apporto calorico quotidiano negli adulti, lo 0,6% nei bambini. Occorre uno sforzo corale, che coinvolga tutti i settori merceologici, le istituzioni e il mondo scientifico affinché si raccolga tutti insieme la sfida di educare al bilancio calorico, alla moderazione e agli stili di vita attivi anziché sedentari”.
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