S
i parla di Economia della Felicità che, in
parzialecontrapposizionealcapitalismo
e al consumismo, intende misurare la
gratificazione morale collegata a scelte
di natura imprenditoriale, affiancando
ai concetti di produttività, utilità, marginalità e
profitto, argomenti legati alla soddisfazione di
bisogni psicologici, relazionali, etici ed affettivi
dell’essere umano.
Un esempio a sostegno della teoria è il compor-
tamento di un Esercente che ha disinstallato dal
suo esercizio i Videogiochi, non per sfruttare gli
incentivi economici promossi per contrastare le
ludopatie, ma perché la gratificazione morale
che riceve nel contrastare un fenomeno sociale
diffuso, che potrebbe contagiare anche i suoi
clienti, è superiore al beneficio economico che
potrebbe ricavarne, invece, mantenendo in fun-
zione gli strumenti di gioco.
L’obiettivo, quindi, di questo Esercente non è la
massimizzazione del profitto d’impresa, ma il
raggiungimento del benessere dei suoi clienti,
che trasferisce gratificazioni diverse, evidente-
mentedi pari o superiore soddisfazione rispetto
alla componente economica.
Far bene il proprio lavoro, quindi, non ha solo
una spiegazione economica, ma risponde an-
che a fattori umani e morali che fertilizzano le
passioni e migliorano la Società.
L’Economia della Felicità, quindi, ricerca quelle
componenti che spingono una persona a far
bene una cosa, indipendentemente dal ritorno
economico che ne riceve.
Sembrano teorie o tendenze solo accademiche,
masevalutiamoilcomportamentodegliimpren-
ditori, dando peso e significato ai “valori” che
accompagnano molte scelte aziendali, consta-
tiamo che questa materia è più diffusa rispetto
alla sua reale percezione.
Parlare di felicità in momenti come questi, può
sembrare fuori luogo, imprenditorialmentepar-
lando; le preoccupazioni e i problemi che ap-
pesantiscono lagestionedelle imprese lasciano
poco spazio alle fantasie o alle interpretazioni
e il richiamo alla quotidianità dimostra, piut-
tosto, il prevalere di ben altri e contrapposti
sentimenti!
Se però vogliamo dare un “valore” alla costan-
za con la quale, ogni giorno, un imprenditore
apre la sua azienda, studia il mercato e il
comportamentodei suoi clienti,migliora i suoi
prodotti, si confronta con i suoi collaboratori,
combatte ogni tipo di problema, dobbiamo
convenire che esistono valori immateriali
che fortificano le persone e intervengono
nelle decisioni, che hanno anche un valore
economico.
Speriamo che il diffondersi dello studio di que-
sta complicata materia serva non solo a dare
logiche a scelte non sempre comprensibili dal
punto di vista economico, ma anche a favorire
la ricerca della felicità nelle sue tante declina-
zioni, utile a diffondere un clima di fiducia e di
ottimismo fondamentale nella vita anche del
bravo imprenditore, al pari della componente
rischio, che spesso, invece, angoscia.
I “soldi non sono tutto” recita una frequente bat-
tuta, spessoutilizzata per confortare oprendere
attodi situazioni complicate, cheprobabilmente
trovalasuaspiegazioneinevidentifondamentali,
non sempre correttamente valutati.
Cordialmente.
Lino Enrico Stoppani
L’Economia della Felicità
SI STA SVILUPPANDO
UNA NUOVA BRANCA
DELL’ECONOMIA,
CHE HA NEL PROF.
LEONARDOBECCHETTI
DELL’UNIVERSITÀ TOR
VERGATA DI ROMA
UN SUO AUTOREVOLE
ESPONENTE,
FINALIZZATA
ALLO STUDIO DEL
FENOMENO DELLA
FELICITÀ CHE NON
HA SOLO UNA
DECLINAZIONE
ECONOMICA
Il punto
del presidente FIPE
4
Mixer
NOVEMBRE 2014