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Cinque grappe da rito

del bere

T

resono lecondizioni

per una grappa per

essere considerata

“da rito”: avere una

storia da raccontare,

un codice sensoriale deci-

frabile e aprire al bevitore

saggio nuovi orizzonti.

In fatto di grappa è inutile credere alla casualità. Se è

vero che certi eventi potrebbero anche non accadere,

è altrettanto vero che quando accadono sono il frutto

di un territorio, di una famiglia o di una riflessione

intelligente e lungimirante.

Dietro una grappa da raccontare c’è un talento che

si può decifrare alla pari delle caratteristiche senso-

riali che possono spiegare il perché quell’acquavite

è così. Esiste quindi un mito, non di rado inquinato

dai racconti dei suoi protagonisti che, nel mondo

della grappa cadono sovente nella retorica della nar-

razione attraverso le generalizzazioni comuni a tutti

o mettono in evidenza cose di poca importanza per

il consumatore. Proviamo quindi insieme a scoprire

il mito di cinque grappe.

GRAPPA AMARONE OF

BARRIQUE BONOLLO

Bonollo Umberto S.p.A.

Il mito

:

Quando la razza

bianca della grappa popolava

il mercato per quasi il 90% la

distilleria Bonollo Umberto

pensò che era ora di cambiare la situazione. Lo fece

con metodo scientifico, seguendo i canoni dettati

dai valori al tempo percepiti dal mercato: origini

blasonate, legno piccolo, grande aroma emorbidezza.

Scelse quindi le vinacce di Amarone, vino che stava

conquistando spazi sempre più ampi - pur rimanendo

entro limiti produttivi tali da renderlo prezioso - e

il rovere piccolo, per educare una grappa distillata

con rigore.

La sensorialità:

Oro squillante, al naso avvampa

di frutta fresca ben matura, frutta secca ed essiccata,

vaniglia. Sentori che conferma in bocca su un lenzuolo

di velluto.

Il rito:

Vuole il ballon, meglio se ampio. Accetta

solo cioccolato fondente Criollo.

quelle che hanno una storia

da raccontare, un codice

sensoriale decifrabile e nuovi

orizzonti da aprire al bevitore

saggio

di luigi odello

64

mixer

luglio/agosto 2015