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O

gni anno sui banconi di 150.000

pubblici esercizi arrivano circa

13miliardi di tazzine di espres-

so, chemuovono circa 10miliar-

di di euro. Ma non tutte sono

degne di essere chiamate “espresso”.

E proprio da questa considerazione

prende le mosse la certificazione di

Inei, diventata un vero e proprio punto

di riferimento per definire le caratte-

ristiche dell’espresso perfetto, quello,

insomma, che non tradisce le aspetta-

tive del consumatore. Come racconta

il presidente dell’Istituto Nazionale

Espresso Italiano, Paolo Nadalet.

Come funziona, in concreto, la cer-

tificazione Inei?

Si tratta di una certificazione senso-

riale, vale a dire che ciò si garantisce

al consumatore una determinata qua-

lità in tazza. Sin dalle origini è stato

chiaro ai fondatori di Inei che era ne-

cessario disporre di uno strumento di

verifica della qualità dell’espresso al

bar. Allo stesso tempo si scartò l’idea

di ridurre questa operazione a linee

guida più o meno stringenti per i vari

operatori della filiera stessa. Mi spiego:

se avessimo indicato delle specifiche

sulla produzione delle macchine per

caffè, per esempio andando a definire

delle tecnologie approvate da Inei a

scapito magari di altre non accettate,

ci saremmo presto trovati in difficol-

tà perché avremmo posto dei limiti a

quell’incredibile innovazione a cui ab-

biamo poi assistito negli anni. Lo stesso

dicasi per i macinadosatori: si pensi al

grandissimo cambiamento apportato

dagli on-demand. E ipotizzare di dare

ai torrefattori indicazioni su quali caf-

fè usare per le loro miscele, e magari

anche su come lavorarli, sarebbe stato

certamente un diktat inaccettabile alla

loro creatività e capacità. Da qui l’idea

di certificare sensorialmente il risultato

finale, la qualità in tazza: non focaliz-

zarci sui mezzi, ma sull’obiettivo di un

certo profilo sensoriale.

Quanto pesa il barista nella certifi-

cazione Inei?

Secondo il nostro disciplinare è uno dei

quattro elementi fondamentali, insieme

alla macchina, al macinadosatore e al-

la miscela di caffè. Se volessimo però

ponderare il reale peso, credo non sia

molto lontano dalla realtà affermare

che il barista conta almeno per il 50%

della qualità in tazza. Noi tutti a mon-

te, sia produttori di attrezzature che

di miscele, possiamo fare un ottimo

lavoro, ma il deus ex machina alla fine

è il professionista dietro il bancone. Al

momento vi sono circa novecento locali

qualificati da Inei in Italia e all’estero,

e abbiamo formato più di quattromila

professionisti come Espresso Italiano

Specialist, con la collaborazione dell’I-

stituto Internazionale Assaggiatori Caf-

fè (Iiac). La chiave del successo di un

bar è nelle mani del barista e della sua

formazione.

La formazione del barista non è suf-

ficiente a garantire la qualità al bar?

E’ un elemento necessario, ma non

sufficiente. Un barista che si voglia

definire tale non può esimersi dal

coltivare la propria professionalità

attraverso corsi e seminari. I profes-

sionisti più avveduti in questo senso

hanno un proprio budget annuale da

investire in una formazione continua

che li differenzia inmodo forte rispetto

a coloro che si affidano a nozioni più

immaginate che studiate. Aderire però

alla certificazione Inei significa garan-

tire al cliente che non si opera in una

condizione di semplice autocontrollo,

ma che si è sottoposti a verifiche di

terze parti, sia da parte di Inei che da

parte delle aziende aderenti e dell’ente

di certificazione che ci controlla. E,

voglio sottolineare, si tratta di controlli

sia programmati che a campione.

M

La qualità in tazza? La certifica Inei

L’INEI definisce il profilo sensoriale dell’espresso perfetto attraverso un percorso nel quale il barista gioca un ruolo chiave

di Manuela Falchero

70

mixer

luglio/agosto 2015

Istituto Nazionale Espresso Italiano - Espresso Italiano Champion 2015

Chi è l’Istituto Nazionale

Espresso Italiano

L’Istituto Nazionale

Espresso Italiano

(www.espressoitaliano.org),

di cui fanno parte torrefattori,

costruttori di macchine e macinadosatori e

altri sodalizi che volgono la loro attenzione

all’espresso di qualità, oggi conta 35 associati

con un fatturato aggregato di circa 700 milioni

di euro.

Paolo Nadalet

due bariste certificate inei