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arafrasando Aristotele, si potrebbe dire che

il bello degli esseri animati è - appunto –

proprio il fatto che si muovono. Che non

rimangono uguali a se stessi. E con essi tutto

il mondo che gravita intorno. Certo non sempre il movimen-

to va nella direzione sperata, ma ogni dinamismo contiene

comunque un germe di positività. Uno stimolo ad andare

avanti. Succede così che in quell’immane coacervo di tensioni

contrastanti che è l’economia globale basta anche un piccolo

sobbalzo per invertire la rotta. E allora la farfalla che batte

le ali in Brasile, riesce a far crescere di qualche punto il Pil

di un Paese europeo.

L’onda lunga del cambiamento viaggia, anche se in forma

latente. E non dimentica di lambire le sponde da una parte

all’altra del globo.

Certo, le novità dei mercati cinesi possono far temere un cam-

biamento poco desiderabile, così come la decisione della Fed

di mantenere bassi i tassi può far paura a qualcuno.

Mentre su tutto, incombe sempre un sottile velo di inevitabile

aleatorietà. Come dimostrano, per esempio, le manovre eco-

nomiche promesse dal nostro governo: non è infatti ancora

ben chiaro quale portata e quale effetto avranno, visto che

le clausole di salvaguardia non sono state scongiurate e che

la Bce non sembra appoggiare molto di buon grado le detas-

sazioni previste dal Governo.

Ad ogni modo il movimento c’è e da qualche mese sembra

persino contrassegnato da un segno positivo.

E la costatazione viene da più parti: dall’Istat, dall’Inps (e tra-

lasciamo il balletto di cifre che ha animato di polemiche i mesi

estivi), dal rapporto Coop e dai principali Istituti di ricerca.

Di fatto il Pil sembra in ripresa, la deflazione si è arrestata per

far posto a una timida inflazione e – elemento fondamentale- i

consumatori hanno ripreso a “crederci”.

Certo, la loro è una fiducia diversa, una fiducia che non indulge

più al consumismo estremo o agli sprechi, ma che si indirizza

verso acquisti più ragionati. Sta di fatto che è comunque una

fiducia che la filiera deve capitalizzare, sforzandosi di adottare

un approccio più “intelligente”.

Per esempio affinando l’arma della multicanalità e del servizio

(da pag 6), dando risposte concrete in termini di benessere,

tecnologia e innovazione (da pag 12), lavorando meglio sulle

promozioni (Iri da pag 16).

Ma anche studiando un’offerta più mirata, che risponda a esi-

genze specifiche, anche sul piano salutistico come i prodotti

free from (da pag. 48)

La vera forza sta dunque nel dinamismo e lo dimostra bene

(oltreoceano) l’insegna Mariano’s “testimone vivente” di come

il segreto del successo risieda proprio in questo approccio

(da pag.20).

La distribuzione deve saper coinvolgere i suoi clienti e va

proprio in questa direzione il concept Free Social Market, che

scommette sulla rete social e sulla sua capacità di farsi ben

recensire dagli utenti: un bel modo di presidiare una domanda

sempre più iperconnessa (da pag 24).

È evidente: mai come in questo momento il mondo del retail

può permettersi il lusso di adagiarsi. E non solo per non per-

dere l’occasione di cavalcare un indice di fiducia in ascesa,

ma anche perché le sfide dei competitor si sono moltiplicate.

E quando si parla di minacce al retail tradizionale la mente

corre ad Amazon, il colosso quasi ubiquo dalla consegna

pressoché immediata.

Già così fa paura, figuriamoci quando prenderà il via il suo

alter ego Amazon Fresh.

A quel punto nulla sarà più uguale a prima. E visto che “sa-

etta previsa vien più lenta”, è proprio il caso che si cominci

a pianificare una strategia già fin da subito.

Dal momento che il discorso si è praticamente trasformato in

un inno al movimento, credo sia giusto chiudere ricordando

il passo avanti compiuto dell’iniziativa di #Etichettiamoci,

per ripristinare in etichetta l’indicazione dello stabilimento

di produzione.

Be’, lo schema del disegno di legge è stato approvato.

Ben venga, allora, che prerogativa degli esseri animati sia,

appunto, quella di muoversi.

Carmela Ignaccolo

EDITORIALE