06 Novembre 2013
Cantante, dj, organizzatrice di eventi, pin up d’indiscutibile fascino. Rosantique è tutto questo ma soprattutto è la regina italiana dell’electro swing.
L’abbiamo incontrata per scoprire qualcosa sul suo personaggio, sempre più richiesto per one-night a tema e per party aziendali e non solo, e anche per comprendere meglio come questo genere musicale stia entrando nella programmazione di molti locali italiani suscitando un sempre maggiore interesse tra i frequentatori dei dancefloor riuscendo a conquistare un pubblico eterogeneo sia per età che per capacità di spesa.
Uno stile musicale che ha origini nel passato, fondendo il quasi centenario genere swing con l’elettronica, l’hip hop, il drum and bass, il dubstep e la house, e proprio per questo affascina un target trasversale che spazia da chi ama la musica colta a chi non sa resistere a ritmi più attuali, da chi si lascia tentare dallo stile retrò e vintage a chi non riesce a resistere alla potenza dei beat.
Partiamo dall’inizio e chiediamo a Rosantique quando e come nasce la sua passione per il retrò e l’electroswing?
Rosantique nasce cantante. Nel senso vero del termine visto che il mio giocattolo preferito da bambina fu un registratore con microfono. Fin da piccolissima prendevo parte a qualsiasi attività canora comunale o scolastica finché crescendo cominciai a prendere lezioni prima a scuola poi da privati professionisti. Con la mia band (Mis en Jazz = messo in versione jazz) cantavo i classici jazz e swing, oppure rivisitavamo brani pop rock in chiave jazz. È una passione innata per il ritmo incalzante e il mai scontato rincorrersi delle scale melodiche finché un giorno, ragionando sulla mia passione notevole anche per l’elettronica, mi dissi per scherzo: “io dovrei fare electro swing” credendo di aver coniato un termine originale. Poco dopo lo digitai su Google e mi si aprirono le porte che mi condussero fino a qui.
Che tipo di eventi organizzi in genere?
Ho realizzato eventi artistici come un concorso di Bodypainting, un contest per band femminili emergenti, corsi di auto makeup con sponsor e ospiti professionisti prima dedicarmi esclusivamente all’electro swing. La prima Electro Swing Night che riuscii a organizzare, entusiasta e decisa a portare in Italia questo genere assolutamente geniale e sopra le righe, si tenne nell’aprile del 2012 al Dynamo Club, con l’idea di sviluppare una vera e propria “casa dell’electro swing” con artisti di rilievo che fino ad oggi ho mantenuto costante nella proposta mensile, ma continuando a cambiare location. L’interesse sta indubbiamente crescendo tant’è che di recente ho trovato con piacere dell’electro swing già in un paio di situazioni non gestite direttamente da me, anche se per ora la maggioranza delle venues che propongono musica vintage lo fanno con un sacco di Rockabilly e Swing classico. Mi auguro presto che arriveremo a fondere tutti gli stili vintage per una vera rassegna “musico-temporale”.
Parlaci della one-night che hai organizzato recentemente allo Spazio Giulio Romano di Milano?
La Nuit Electroswing, questo il titolo dato alla serata, ha mantenuto lo stampo degli eventi organizzati in precedenza, proponendo un’escalation di djset electro swing mescolati ad eccellenti performance di burlesque, arte a cui sono affezionata e che mi piace portare alle serate come elemento collaterale per tingere maggiormente l’atmosfera di retrò. Questa volta però la venue, particolarmente predisposta, ha permesso di allestire un Absynth Bar distaccato in una saletta dislocata dallo stage, in cui gli ospiti potevano sfidare la fortuna con giochi d’azzardo come roulette o black-jack, aggiudicandosi un distillato d’assenzio o un cocktail omaggio! E’ stato molto molto carino soprattutto grazie al pubblico stesso che mai prima d’ora si è presentato completamente in un dress code impeccabile! Sembrava di stare in un film come Il Grande Gatsby!”
Che tipo di pubblico frequenta le tue serate?
“Il pubblico varia dal genere di serata. Ho seguaci ventenni come ultraquarantenni! La chiave è proprio l’electro swing stesso: è una ricetta infallibile, adatta ad ogni palato! E’ apprezzato dal giovane discotecaro che vi trova un beat molto potente così come dal più colto intenditore di jazz che vi riconosce i pezzi di Duke Ellington o di Ella Fitzgerald riadattati e ri-vestiti coi panni di oggi. La chicca più divertente che ricordo con enorme tenerezza fu durante un mio djset in una piazza in cui mi riuscì ad avvicinare in consolle un signore di ha permesso di allestire un Absynth Bar distaccato in una saletta dislocata dallo stage, in cui gli ospiti potevano sfidare la fortuna con giochi d’azzardo come roulette o black-jack, aggiudicandosi un distillato d’assenzio o un cocktail omaggio! È stato molto molto carino soprattutto grazie al pubblico che si è presentato in un dress code impeccabile! Sembrava di stare in un film come Il Grande Gatsby.
Qual è la tua opinione sul panorama electro swing in Italia?
Il panorama italiano si riesce a vedere ancora solo col binocolo... Stiamo creando però da quest’anno una rete molto fitta e affiatata di electro swing lovers che con mezzi differenti lavorano per la divulgazione e la promozione degli artisti internazionali di questo genere. Alcuni esempi sono il sito electroswingitalia.com, la produzione della compilation Buonasera Signorina (FeelGood Production) che dà il nome all’omonima trasmissione radio condotta da me su Thegreatcomplottoradio.com, la Ludwig Sound Booking Agency con cui collaboriamo per portare in Italia i pilastri dell’electroswing stranieri.
Com’è la situazione oltreconfine?
All’estero è tutto molto più normale, scorrevole, abitudinario il giocare con lo stile vintage, non solo nel campo musicale. La scena electro swing è già ben avviata e frequentata, con tanto di veri e propri Electro Swing Club, uno per ogni capitale europea.
Ci sono differenze nel tipo di locali e/o eventi electro swing organizzati qui e all’estero?
Il format estero originario prevede una venue allestita con qualche dettaglio tematico: videoproiezioni di vecchi film o videoclip in bianco e nero, una live band in apertura e una serie di djs a scatenare il dancefloor a volte anche interagendo con musicisti live, se non vere e proprie band “all inclusive” come i Caravan Palace (pilastri dell’electro swing per eccellenza), composta da un’orchestra di nove elementi tra musicisti, cantanti, percussionisti e djs. In Italia tutto questo è un po’ il sogno da inseguire, la meta da raggiungere che ci stiamo impegnando a ricalcare molto verosimilmente e con tutta la cura e i miglioramenti possibili.
Cosa provi quando ti trovi dietro alla consolle e ti esibisci? Quali sensazioni percepisci da chi fai danzare?
Se devo essere proprio sincera sono io per prima a farmi prendere dal groove dei miei djset e a scatenarmi in consolle. Il fatto di arricchire i miei set con il canto infatti, man mano che l’atmosfera si riscalda, non si limita alle sole performance canore ma anche a una sempre più partecipe presenza vocale che interagisce con l’audience. In alcuni casi, come un’evento recente a Roma, lo stage era molto a ridosso del pubblico, quindi mi sono trovata anche a cantare ciò che la gente mi chiedeva o a stringere la mano ai presenti che si scatenavano con approvazione.
Quali progetti hai per il prossimo futuro ?
Viaggiare, produrre, cantare il più possibile, evolvere in continuazione. Il fatto di avere un crescente numero di richieste da parte di terzi come artista e il fatto di far parte del roster di Ludwig Sound mi alleggerisce molto.
Come trovi la movida in questo momento di crisi? È cambiato qualcosa o la gente continua a spendere per divertirsi?
La movida, quella appunto che si muove ancora e reagisce allo stress, è tutt’ora viva e presente. Di crisi si parla di giorno, di notte si pensa a svagarsi. D’altronde si deve lavorare per vivere, non vivere per lavorare. Ho notato comunque che mai come di recente abbiano preso piede le serate a tema. Ce n’è di tutte le salse e per tutti i target, non solo in stile vintage. E moltissimi locali addirittura hanno un calendario settimanale a cadenza fissa, in cui ogni sera della settimana è dedicata regolarmente a un genere diverso con tanto di Dress Code. Quasi a far pensare che in fondo la gente abbia bisogno di calarsi in altri panni sognando tempi differenti e abbia voglia di avere il potere di trasformare e trasformarsi con le proprie forze e con la propria fantasia.”
Vivi nel capoluogo lombardo. Cosa ne pensi della Milanodabere? Esiste ancora?
Milano è divisa in due: da un lato la conservatrice che dai cliché non si schioda, dall’altra la new generation che a Milano ci arriva per studio o per lavoro, più aperta alle situazioni non convenzionali e sperimentali. A Milano c’è tutto. Penso ci sia anche un gran bisogno di swing!
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