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21 Agosto 2017Pronti per la prima puntata di Mixing in San Francisco?
Dal Morgante Cocktail & soul di Milano al Vina Enoteca di San Francisco. È il percorso del barman Massimo Stronati, Brand Ambassador di Distilleria Rossi d'Angera e da cinque mesi barmanager del Vina Enoteca.
Già al centro di un video tutorial per Mixer Planet, Massimo Stronati diventa protagonista anche di una nuova sezione della rubrica Mixing in the world, ovvero: Mixing in San Francisco.
I temi della prima puntata? Che cosa offre la San Francisco da bere, quali sono i locali da non perdere (per "rubare" idee vincenti) e perché vale la pena per un barman lavorare a San Francisco.
Che clima si respira a San Francisco?
Un'atmosfera effervescente e accogliente. Non a caso, nonostante sia una delle principali città degli Stati Uniti d'America, è considerata la più europea tra le cities americane.
Come mai?
Perché è una città multietnica e cosmopolita, un melting pot di culture.
In generale, che cosa offre la San Francisco da bere?
Un'altissima qualità e un ambiente meno "strillato".
Mi spiego meglio: ci sono l'ambizione e la capacità di realizzare cocktail eccellenti, ma non c'è la tendenza tipicamente italiana a mettersi in mostra. Per esempio, al TrickDog -uno dei miei locali preferiti- non c'è traccia del trofeo che hanno vinto nella categoria world best cocktail menu al Tales of the Cocktail di New Orleans!
Detto questo, la miscelazione a San Francisco risente delle contaminazione culturali e culinarie deĺle diverse etnie presenti. Risultato? Si trovano svariate tipologie di frutta, di verdura e di spezie che in Italia sono difficili da reperire o comunque carissime e quindi poco funzionali al business di un bar. Tra l'altro, esistono moltissime fattorie (farms) specializzate in prodotti bio and healthy, privi di pesticidi, venduti a prezzi accessibili.
[ngg_images source="galleries" container_ids="179" sortorder="2000,2001,1999,1998,2002,2003" display_type="photocrati-nextgen_basic_imagebrowser" ajax_pagination="0" order_by="sortorder" order_direction="ASC" returns="included" maximum_entity_count="500"]A proposito di locali, quali sono i tuoi cocktail bar di riferimento a San Francisco?
Intanto, il TrickDog. Dispone di una cinquantina di posti a sedere ed è sempre pieno. Oltre alla qualità dei drink, eccezionali sono i menù: parte dei ricavi delle vendite di questi veri e propri libri di ricette con fantastiche illustrazioni - venduti a 35$ - è destinato a una charity. Non solo: i disegni della precedente lista hanno ispirato 13 murales artistici (di cui uno doppio) realizzati per san Francisco, firmati ognuno da un artista diverso e corrispondenti ai 14 cocktail del menù.
E ancora: da provare è lo Smugglers Cove, un pluripremiato tiki bar. I titolari quest'anno hanno pubblicato anche un interessante libro omonimo sulla miscelazione tiki e sul rum. E hanno raddoppiato da poco aprendo il White Chapel, che invece è dedicato al gin ed è ospitato in una location straordinaria che ricorda la Londra vittoriana. In menù, c'è persino il Gin Tonic On Tap, che io adoro! Tra i numerosi e validi hide bar e speakeasy, vi segnalo il Bourbon & Branch. In sostanza, un locale che riunisce quattro bar in uno, ciascuno caratterizzato da un diverso stile.
[caption id="attachment_129700" align="aligncenter" width="300"] Massimo Stronati in apertura di pagina del Sunday Mercury News[/caption]
Per concludere questa prima puntata di Mixing in San Francisco, perché vale la pena per un barman lavorare lì?
Perché la qualità del servizio è altissima. Nulla è lasciato al caso. Tutto è curatissimo: dal ghiaccio alle materie prime, dai distillati ai glassware, dall'arredamento alla location, fino ovviamente al personale.
Inoltre, spesso i cocktail bar sono dotati anche di ristorante, il che permette al barman di lavorare a stretto contatto con lo chef.
Ma lo scenario è il medesimo pure a Las Vegas, Las Angeles, San Diego e New Orleans.
In queste città il cocktail é cultura, fa parte della tradizione e di conseguenza è sempre super curato.
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