26 Luglio 2014

Le attività tradizionali, come gli elettrodomestici, i computer e le tv, vivono una fase di difficoltà. In campo energetico, l’obiettivo di costruire 39 reattori nucleari da qui al 2018 è stato abbandonato. E così il gigante giapponese Toshiba ha annunciato di volersi impegnare nella coltivazione di verdure non ogm, coltivate senza pesticidi in ambiente asettico, con lampade fluorescenti. Una decisione nata anche sulla scorta di una fortissima domanda interna, esplosa dopo il disastro nucleare di Fukushima nel marzo 2011. A fronte di una produzione stagnante, la domanda di vegetali nel Paese del Sol Levante è infatti altissima: solo nel 2012, sono state importate 10 mila tonnellate di insalate, destinate specialmente a essere consumate dai single. «L’interesse dei consumatori dell’Arcipelago per cibi sani, protetti da prodotti chimici e da suoli inquinati, è andato via via crescendo», ha confermato l’azienda in un comunicato.
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Norio Sasaki, presidente e amministratore delegato di Toshiba[/caption]
Toshiba ha perciò deciso di presidiare anche questo mercato con nuovi prodotti: derivati da piante coltivate con metodi hi-tech in fabbriche asettiche come quelle dei semiconduttori, che permettono di allungare la scadenza delle verdure, o di arricchirle di vitamine e altri nutrienti così da poter “stuzzicare” il target dei consumatori salutisti. Spazio quindi all’hi-tech, ma non agli ogm. «Le sementi utilizzate sono le stesse dell’agricoltura tradizionale. Non sono geneticamente modificate», ha dichiarato l’azienda a Le Monde.
I vantaggi di questa scelta non sono di poco conto: la fabbrica è quasi automatizzata, non richiede personale qualificato e non osserva le stagioni, quindi la produzione è stabile tutto l’anno; la tecnologia, inoltre, permette di far crescere in uno spazio di poco inferiore ai 2 mila metri quadrati, 3 milioni di insalate all’anno, cioè 200 tonnellate circa.
Toshiba non è però il solo gigante nipponico a lanciarsi nel settore. I primi passi in questa direzione sono già stati mossi da Panasonic e Fujitsu. Dalla tecnologia all’agricoltura insomma il passo sembra essere breve.
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