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06 Maggio 2020Prima la protesta, poi la rabbia. A Milano, davanti all’Arco della Pace, si è tenuto il flash mob organizzato dal Comitato Horeca Lombardia, con una serie di sedie vuote e cartelli con lo slogan "Se apriamo falliamo", per protestare contro i mancati aiuti alla categoria da parte del governo e per esortare alle riaperture, ritenute indispensabili per non vedere fallire buona parte delle imprese del settore.
Nonostante fosse stato mantenuto il distanziamento fra i partecipanti all'iniziativa, la tensione è cresciuta quando la polizia è intervenuta prima identificando e poi multando una quindicina di manifestanti: 400 euro ciascuno per "assembramento non autorizzato", così come verbalizzato dalla Digos. Fra i multati, anche alcuni dipendenti di ristoranti, "persone che il mese scorso hanno percepito 550 euro di stipendio", ha lamentato una delle partecipanti all'iniziativa.
Fra i vari casi, quello di un barista che ha preso parte alla protesta insieme con la moglie e i quattro dipendenti, tutti multati per un totale di 2400 euro, "a fronte - ha spiegato - di soli 600 euro di bonus arrivati il mese scorso soltanto al sottoscritto". "Siamo trattati da delinquenti – hanno protestato due ristoratrici -. Siamo venuti a reclamare i nostri diritti perché non riusciamo più a pagare nulla e ci ritroviamo pure una multa del genere".
Contro le multe si è schierato Paolo Polli, titolare del Bq di Milano e fra gli organizzatori della protesta ("autorizzata dalle autorità", precisa, nonostante dalla Questura venga sostenuto il contrario), che ha deciso di rimanere davanti all'Arco della Pace osservando uno sciopero della fame fino a quando, ha annunciato, "la Questura non annullerà le sanzioni".
"In una città, mediamente, per le spese di gestione incluso l'affitto o il mutuo si spendono mediamente 28mila euro al mese. A fronte della riduzione del 70% dei posti a sedere, che sarà richiesta alla riapertura per rispettare il distanziamento sociale, la media di guadagno dei locali sarà appena di 500 euro circa al giorno", spiegano dal Comitato Horeca Lombardia. "Numeri alla mano è evidente che in queste condizioni ai gestori non conviene alzare le serrande".
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