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28 Aprile 2023Con molta probabilità il decreto lavoro – per cui è previsto un pacchetto di provvedimenti che parte dai 3,4 miliardi di euro – sarà approvato dal governo il 1° maggio. L'impianto del testo, come apparso nelle bozze, rimane incentrato sul superamento del reddito di cittadinanza che sarà sostituito con tre nuovi strumenti.
Ci sarà il Pal, la Prestazione di accompagnamento al lavoro che entrerà in vigore in via transitoria da agosto; Gil, la Garanzia per l’inclusione per chi non è occupabile; e il Gal, la Garanzia per l’attivazione lavorativa che riguarderà invece chi è in condizione di lavorare. Proprio sul Gil, potrebbe esserci poi la modifica della soglia Isee dei nuclei familiari (con almeno un minorenne o un ultrasessantenne o un disabile) per accedere al nuovo sostegno che sarebbe fissata a 7.200 euro,
I contratti a termine e il cuneo fiscale
Nel dl è programmata inoltre una misura per i contratti a tempo determinato: l’ipotesi è di una standardizzazione delle clausole in modo da ridurne l’impugnabilità. Per quanto riguarda invece il cuneo fiscale, l’intervento sarebbe di uno o due punti percentuali e riguarderebbe chi ha un reddito lordo annuo fino a 35mila euro. In media, si stima che in busta paga ci sarebbero circa 15 euro netti in più al mese.
Il decreto dovrebbe infine contenere anche misure per la sicurezza sul lavoro per rafforzare l’assicurazione nelle scuole e i sostegni alle famiglie dei giovani morti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Diventerebbero più corposi anche i fringe benefit, ma solo per chi ha figli. Queste agevolazioni di welfare aziendale date dalle imprese potrebbero raddoppiare dagli attuali 258 euro o forse salire ancora di più, ma non fino ai 3mila euro del 2022.
Il lavoro nei pubblici esercizi
Crisi oppure no, smart working o mancanza di personale, il settore dei pubblici esercizi ha registrato nel 2022 un'occupazione dipendente di oltre 987mila unità, recuperando quasi del tutto il terreno perduto rispetto al 2019 (sono solo 3.700 gli occupati in meno). A dirlo è il Rapporto Ristorazione 2023 di FIPE che sottolinea come il comparto sia caratterizzato soprattutto dall’utilizzo di contratti a tempo indeterminato (59,4%), mentre il ricorso al lavoro stagionale risulta marginale (9,9%). Un terzo degli occupati, invece, hanno avuto un contratto a tempo determinato (30,7%).
Nei pubblici esercizi, inoltre, il lavoro femminile continua ad essere decisivo: oltre cinque dipendenti su dieci sono donne. Nel corso degli anni anche la presenza degli stranieri è cresciuta non soltanto tra gli imprenditori, ma anche e soprattutto tra i lavoratori dipendenti la cui quota sul totale è tornata di nuovo sui livelli pre-pandemia (25,3%). Il lavoro nei pubblici è anche giovane: il 40% circa ha meno di 30 anni e ben il 62% meno di 40.
Nel corso dell'ultimo anno, infine, si è assistito a un recupero di giovani sotto i vent’anni e delle fasce dei lavoratori più maturi.
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