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29 Settembre 2015In Europa i consumi alimentari, in casa e fuori casa, valgono oltre 1.440 miliardi di euro, pari al 19,2% del totale. I consumi in casa assorbono poco più del 12% della spesa complessiva per un totale di 940 miliardi di euro, concentrati per circa la metà in soli tre Paesi: Germania, Francia ed Italia. E proprio in Italia la spesa pro-capite è del 21% più alta del valore medio europeo a testimonianza dell’importanza che il cibo assume nei modelli di consumo adottati dalle famiglie italiane. Al netto dei Paesi scandinavi e del Lussemburgo, nessun Paese europeo vanta una spesa pro-capite superiore a quella italiana che è di 2.356 euro. Spendiamo il 19% più di un tedesco ed il 25% più di uno spagnolo o di un inglese. Con i francesi siamo quasi alla pari, appena un 1% di differenza. I consumi alimentari fuori casa valgono 504 miliardi di euro, il 35% del totale dei consumi alimentari. In termini assoluti, i primi tre Paesi per consumi nella ristorazione sono Regno Unito, Spagna ed Italia. Anche in questo caso l’Italia conferma di essere un grande mercato con una spesa pro-capite del 16% superiore a quella media europea. Nonostante la gastronomia nazionale sia patrimonio dell’Unesco, i francesi destinano alla ristorazione una spesa pro-capite di appena 876 euro, 27 punti percentuali al di sotto di quella italiana. La propensione ai consumi alimentari fuori casa è particolarmente elevata in Irlanda ed Austria con valori, rispettivamente, di 2.078 e 2.004 euro.
In Europa sono tre le voci di spesa più importanti delle famiglie: Abitazione, Alimentari e Trasporti. Le prime assorbono un quarto del budget delle famiglie destinato ai consumi. Ai secondi vanno il 12,5% del totale, il 19% se aggiungiamo la ristorazione, mentre ai trasporti il 12,8%. Anche l’aggregato degli «altri beni e servizi» ha un peso significativo, mentre risulta marginale il ruolo delle comunicazioni. La struttura dei consumi cambia da Paese a Paese mettendo in evidenza differenti modelli di spesa ma anche differenti livelli di sviluppo socio-economico delle comunità. Quest’ultimo aspetto riguarda in modo particolare proprio i Paesi della nuova Europa dove la struttura dei consumi vede un consistente peso delle componenti di base a cominciare dai prodotti alimentari per uso domestico mentre la ristorazione risulta assai più modesta. Ed emergono anche le differenti organizzazioni dello stato sociale sulla base del peso che hanno consumi destinati al soddisfacimento di bisogni fondamentali come quelli per la salute, l’istruzione e perfino i trasporti.
I TAGLI DELLE FAMIGLIE ITALIANE
La crisi è costata all’Europa 56 miliardi di euro di minori consumi. Un risultato a cui ha ampiamente contribuito la brutta performance dell’Italia. Nel nostro Paese i tagli delle famiglie hanno toccato la cifra record di 67 miliardi di euro a prezzi costanti. In termini di valori pro-capite il posizionamento dell’Italia è quasi sempre in coda nella graduatoria dei Paesi europei. Nella spesa per prodotti alimentari siamo al 25° posto (sui 27 Paesi considerati), nell’abbigliamento e calzature al 26°, nei trasporti e comunicazioni al 24° posto. Insomma, le famiglie italiane hanno effettuato tagli importanti in tutte le voci di spesa. Proprio sui consumi alimentari in sei anni di crisi il risparmio è stato di 16,4 miliardi di euro a prezzi costanti, 14 in casa e 2,4 fuori casa. Peggio di noi, in casa, ha fatto la Grecia, mentre fuori casa si segnalano i -12 miliardi di euro della Spagna, i -6 miliardi della Grecia ed i sorprendenti -5 miliardi di euro del Regno Unito. In definitiva, la spending review delle famiglie italiane ha interessato principalmente gli alimentari in casa ed i trasporti che, da soli, rappresentano oltre il 55% dei tagli complessivi. In Francia, per citare un Paese a noi simile, gli alimentari in casa sono cresciuti di poco meno di 7 miliardi di euro ma la ristorazione è calata di 1,3 miliardi di euro. Per l’Italia, a parte gli strutturali tagli sulle spese per abbigliamento, calzature e arredamento, non vanno trascurati i 4 miliardi in meno delle spese destinate alla salute. L’unica voce in attivo (+4,4 miliardi di euro) è rappresentata dalle spese per l’abitazione a conferma del ruolo e del peso che la casa riveste nel bilancio delle famiglie. In conclusione possiamo dire che la ristorazione italiana ha saputo far leva su un modello di offerta che ha funzionato da ammortizzatore nei riguardi di una crisi dei consumi che negli ultimi anni è stata di particolare intensità.
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