bevande
14 Aprile 2020
È un coro di “Non sarà possibile aprire bar e ristoranti il 18 maggio”. Da Nord a Sud.
Così Davide Vitale titolare della Pesa Pubblica di Milano afferma: “Non credo che sia ipotizzabile aprire il 18 maggio. Le cose andranno per le lunghe”. Da Milano a Cosenza: sulla stessa linea è il bartender Mirko Gervasi: “Sarebbe una follia, non abbiamo ancora superato l’emergenza”. E ancora: Francesca Gentile, titolare di Funi 1898 a Montecatini Terme, non usa mezzi termini: “Da un punto di vista egoistico, sarei felice che si potesse riaprire il 18 maggio. Ma a livello umano mi sempre prematuro. Rischiamo di vanificare gli sforzi fatti sino ad ora”.
E ancora, da Verbania Cinzia Ferro titolare di Estremadura Cafè osserva: “Non ci credo. È ragionevole pensare a una riapertura a giugno, considerati i numeri che abbiamo registrato in Piemonte. E poi, diciamolo: la logistica è assurda! Come si fa a mantenere la distanza di 2 metri da tavolo a tavolo? Quanti clienti potremo ospitare? Pochissimi! Troppo pochi per vivere. Per non parlare del servizio al tavolo: mantenere le distanze è impossibile”. Quindi? “Potremo forse pensare al take away, magari con bicchieri usa e getta”, risponde la Ferro.
Non diversamente Gianluca Amoni, barmanger di Mixology Bar di Milano, commenta: “Sarebbe bello, ma la vedo dura”. Non basta: Lorenzo Uberti barmanager del Bianca Relais di Oggiono afferma: “Pura utopia. È chiaro che chi è al potere non ha mai lavorato in un bar o in un ristorante”. E poi aggiunge: “Sicuramente la somministrazione cambierà e non potremo più permetterci il sovraffollamento dei locali”. Non diversamente il bartender freelance Gian Maria Ciardulli osserva “Il 18 maggio? Dura... Chi dovesse riuscire ad aprire dovrà reinventarsi in termini di proposta e riuscire a fare rispettare le regole alle persone”. Un’idea? “Si potrebbe incentivare il delivery, se si riuscisse a farlo regolamentare a livello fiscale”, risponde Ciardulli.
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Cinzia Ferro, barlady, vincitrice di Lady Amarena 2015[/caption]
E anche lo chef Davide Carannante esclude un’apertura il 18 maggio: “Ma di cosa stiamo parlando? Sono il primo che non andrebbe al ristorante per non mettere a rischio la famiglia. Secondo me, fino a settembre è presto per parlare di bar e ristoranti”.
Unica voce fuori dal coro quella del barmanager Alessandro Melis: “Sì, secondo me è possibile. Manca ancora un mese, se guardiamo cosa è successo in Cina penso che potremo riaprire con grande attenzione ai flussi in ingresso e uscita dei clienti, mantenendo la distanza di 1 metro e mezzo o due tra gli stessi. Va da sé, occorrerà avere formato il personale, sia dal punto di vista igienico/sanitario che dal punto di vista di approccio psicologico alla clientela. E dovremo lavorare con mascherine, guanti e gel igienizzanti per le mani che dovranno essere disposti all’ingresso del locale”.
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