pubblici esercizi
12 Gennaio 2022"Nelle città d'arte e in particolare nei centri storici, la situazione è tornata di grandissima crisi", ha sottolineato da parte sua il direttore generale della Fipe-Confcommercio Roberto Calugi, ricordando che nel 2020 hanno chiuso in Italia 20mila aziende e nel 2021 si prevede la chiusura di altrettante.
Sul tavolo anche la proroga degli ammortizzatori Covid, senza la quale sono a rischio altri 50mila posti di lavoro solo nel settore dei pubblici esercizi. E' la richiesta della Federazione italiana dei Pubblici esercizi che lancia l’allarme insieme alla sua associata AIGRIM - Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate, in seguito all’esaurimento degli effetti della Cassa integrazione Covid, scaduta lo scorso 31 dicembre.
La richiesta di ulteriori 13 settimane di cassa Covid, riguarda soprattutto quelle attività che più di altre stanno subendo le conseguenze delle limitazioni e dall’incertezza creata dal risalire della curva dei contagi. “Se il Governo non interverrà con una proroga degli ammortizzatori Covid sono a rischio altri 50mila posti di lavoro solo nel settore dei pubblici esercizi” è infatti l'allarme di Fipe.
In particolare i pubblici esercizi presenti nelle città d’arte, colpiti dalla mancanza di turismo internazionale, alle attività di catering e banqueting, legate a cerimonie ed eventi, alla ristorazione collettiva, penalizzata anche dal massiccio ricorso allo smart working, e quella commerciale, svolta soprattutto lungo gli accessi turistici del Paese: aeroporti, stazioni ferroviarie, aree di servizio autostradali. A queste fattispecie si aggiunge la drammatica situazione delle discoteche e dei locali di intrattenimento ad oggi nuovamente chiuse, e le difficoltà delle sale gioco lecito, pesantemente colpite dalle misure di restrizione.
“Le catene della ristorazione in viaggio – aggiunge Cristian Biasoni, presidente di AIGRIM – in particolare nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti, stanno soffrendo in modo particolare della recrudescenza della pandemia. Così come la ristorazione che beneficiava ampiamente dei flussi turistici. Inoltre, per la ripartenza dello smart working, anche i normali flussi dei pendolari si stanno riducendo notevolmente”.
“La Fipe – conclude il presidente Lino Enrico Stoppani – chiede queste misure urgenti per evitare dolorose iniziative di “legittima difesa” che porterebbero a licenziamenti e a drastiche riduzioni di posti di lavoro, con gli annessi problemi sociali e le prospettive per un settore strategico per l’economia del Paese. È indispensabile, invece, preservare le competenze professionali del settore per consentire la ripresa delle attività in sicurezza quando questa fase critica sarà superata”.
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