vino
19 Luglio 2024Archiviate le flessioni del 2023, per le esportazioni di vino italiano il primo quadrimestre del 2024 si è chiuso tra luci ed ombre. Se infatti i dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Istat hanno messo in luce un +5,8% nei volumi e +7% nei valori (per un totale di oltre 2,5 miliardi di euro), ben presto i fori rialzi degli ordini dalla Federazione Russa e dal Giappone - protagonisti del 60% dell’incremento complessivo dell’export - sono destinati a sgonfiarsi nella seconda parte dell’anno.
In particolare, il risultato russo è stato fortemente condizionato da una domanda che ha registrato una vera e propria corsa alle scorte di vino e spumante (volumi a +120,5%) in vista dell’aumento delle accise, in vigore dal 1° maggio, con maggiorazioni delle aliquote fino al 243%.In Giappone invece (+36% volume) si è riscontrato un forte quanto inusuale aumento degli ordini di vino e agroalimentare proveniente da tutta Europa, con ogni probabilità legato all’entrata in vigore ad aprile della legge di riforma dell’autotrasporto merci, che ha imposto un abbassamento della durata massima delle ore di lavoro di camionisti e corrieri. Questo fattore ha causato “stress da approvvigionamento” a tutti i livelli della logistica, come verificatosi già nel 2021/22 a seguito della crisi dei container.
Oltre a ciò, è da evidenziare il forte disallineamento in Germania: nel pari periodo il dato export sale a +0,4%, mentre alle dogane tedesche l’indicatore import scende a -12%, con un gap di 25 milioni di litri. Un fattore che non si riscontra per il nostro competitor principale sul lato sfusi, la Spagna, che vede crescite allineate export/import del 20% circa. Un aprile tuttavia positivo e di forte reazione in diverse piazze strategiche.
Rispetto al saldo trimestrale, secondo Istat gli Stati Uniti e la Germania guadagnano 3 punti percentuali e si riposizionano in terreno positivo (volumi rispettivamente +2,6% e +0,4%), il Regno Unito è autore di un nuovo scatto (+12%), la Svizzera recupera da -6% a -1% e fa bene anche il Canada (+5%). Sempre rispetto al trimestre, perde 8 punti la Cina che chiude i volumi ordinati a +3%.
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A cura di Matteo Cioffi
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