persone, non solo inglesi, è cosa ri-
saputa. Ma sembra anche che fare
il meteorologo stia diventando una
professione assai importante, in gra-
do cioè di determinare il successo o
l’insuccesso delle strutture turistiche.
Almeno così la pensa Federalberghi
che in una nota del suo presidente ha
elevatostralicontrola«cattivaabitudine
di usare toni allarmistici nelle previ-
sioni», un’abitudine che «ha inferto il
colpo più duro al mercato dei week
end e degli alberghi situati nelle va-
rie località marine, soprattutto perché
ormai le notizie arrivano almeno una
decina di giorni prima del fine setti-
mana». Certamente, il luglio peggiore
degli ultimi trent’anni (dal punto di
vista del clima) non ha fatto bene al
turismo e al suo indotto. Bastavano le
notiziedi chi era inmontagnaosentire
lelamenteledeglioperatoridellaRivie-
ra per rendersi conto che la stagione
estiva su cui tante speranze si fondano
è stata compromessa almeno per una
buona metà. Ma non ci sembra pro-
prioche la responsabilitàdebbaessere
ascritta a chi diffonde le previsioni!
Che, ricordiamolo, sono un servizio
per tutta la comunità. Ameno che non
debbano solo prevedere tempo bello,
sole e cielo sereno. Che dire allora del
Fondo Monetario Internazionale che
continua a rivedere al ribasso le stime
di crescita del Pil italiano?
E se il clima ha delle responsabilità
sull’andamento di molti consumi (le
bevande, per esempio), sul turismo
e sulle sue ricadute su bar, ristoranti,
luoghi di divertimento serale pesano
questioni di cui si discuteda anni e che
non vengono ancora adeguatamente
affrontate e risolte.
Un recente studio dell’Ente Bilaterale
nazionaledelturismoeFederconsuma-
tori rileva quanto il rapporto qualità-
prezzo delle mete italiane sia poco
competitivo rispetto ai Pesi più vicini.
L’Italia, beninteso, continua a essere
uno dei Paesi più visitati al mondo,
ma da anni perde posizioni nella clas-
sifica mondiale. Se ai mali dell’offerta
turistica aggiungiamo la situazione
economica delle famiglie che tutti co-
nosciamo, si può capire bene perché
i giorni medi di vacanza siano scesi a
10,8 (stima per quest’anno) dai 18,9
del 1975. E perché il termine vacanza
venga associato solo a un terzo degli
italiani (erano il 49% nel 2008).
Va però detto che stiamo facendo un
discorso generale. Entrando nei det-
tagli, scopriremmo che la realtà è più
sfaccettata.Cheiweekenddiminuisco-
no, ma che si preferiscono gli alberghi
alle case in affitto, che diminuiscono
gli italiani che vanno all’estero e che
le crociere continuano ad andare bene
(anche se meno degli scorsi anni). Per
il futuro,poi, abbiamodi fronte lacarta
di Expo, occasione per il Governo di
dare vigore a una nuova politica sul
turismo. A patto, però, che vengano
previsti sei mesi di sole e cielo terso!
8
Mixer
SETTEMBRE 2014
Che le previsioni del tempo siano uno dei
temi più cliccati su internet, oltre che essere
argomento di conversazione per moltissime
L’editoriale
di Fabrizio Gomarasca
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