ne (che produce per lo più tè
verde), l’India che, con quasi 9
milioni di quintali è specializ-
zata nel tè nero. Seguono poi
Sri Lanka, Taiwan, Indonesia,
Camerun Tanzania, Malawai,
Sud Africa e Kenya .
La preparazione
“Il tè è un’opera d’arte e solo
la mano di un maestro può
renderne manifeste le qualità
più nobili” scriveva nel 1906
Okakura Kakuzo nel suo “Il
libro del tè”. E come per ogni
d’operad’arte, tecnicaeattrez-
zatura sono impportanti:
La teiera:
premesso che va
sempre riscaldata prima di
adoperarla, è bene sapere che
per i tè verdi, rossi (cinesi) e
neri (indiani) ci vuole quella
di porcellana, per i tè bianchi
quella di vetro e per i tè verde
azzurri-wulong e i neri post
fermentati di terracotta. InMa-
rocco si usa la teiera d’argen-
to per i tè verdi; diffuse sono
le teiere in ghisa giapponesi
usate sia come bollitori che
direttamente per l’infusione.
Tea time
: i tè neri sono da
preferire al mattino, i verdi nel
pomeriggio e gli oolong nel
pomeriggio e di sera.
La tazza:
Paese che vai, tazza
che trovi. In Inghilterra, per
esempio è la mug ad andare
per lamaggiore, mentre in Ita-
liaprevalequelladi porcellana
sottile, un po’ come in Cina.
Il vetro, invece, è il materiale
preferito nei paesi arabi.
Tempo di infusione:
i tè neri
indiani e di Ceylonprevedono
3 minuti. I veri tè neri fermen-
tati cinesi dai 3 ai 5 minuti
con infusione unica oppure
con infusione orientale fino a
10 passaggi di circa unminuto
ciascuno.
I tè verdi cinesi vanno lasciati
nella teiera 2 minuti e per gli
oolongowulongsonoprevisti
3-4 minuti.
Le proprietà
Il tè, specialmente quello ver-
de,influiscepositivamentesul-
la flora intestinale, contrasta
i radicali liberi, e agisce sul
sistema cardiovascolare.
Per le sue proprietà drenanti
viene inoltre utilizzato nelle
diete dimagranti.
Pare inoltre che faciliti la fis-
sazione del calcio nelle ossa e
protegga lo smalto dei denti.
Chà Tea
Atelier, alla
scoperta
di un rito
affascinante
Una piccola realtà milanese, che
ha fatto del tè il suo core business
e la sua passione
D
iciamolo: in Italia non
esiste una vera e propria
cultura del tè. Gli appas-
sionati nonmancano, i curio-
si desiderosi di sperimentare
nemmeno. Ma non esiste un
verotea-systemdiffusoinmo-
docapillare. Chissàcomemai
viene da chiedersi.
«Perché non c’è unamoda del
tè, bisognerebbe crearla. E in
questo, magari, unpersonag-
giocarismaticosarebbed’aiu-
to. TipoGeorge Clooney, per
esempio»- scherza Gabriella
Lombardi che per un attimo
smette i panni di titolare del
Gabriella Lombardi