Alla ricerca di
esperienze
A determinare il buon risul-
tato incassato da questo set-
tore sono soprattutto vino
e birra, ovvero le voci che
ne rappresentano la parte
largamente preponderante:
i primi incidono infatti per
il 32,3%, mentre la seconda
per ben il 46%. Le altre cate-
gorie invece - bollicine, spi-
rits, superalcolici, cocktail
e premixati - che insieme
valgono il 21,3%, mostrano
tutte segni negativi, in linea
con il dato complessivo del
fuoricasa.Quella rivelatadai
dati è dunque una dinamica
a doppio binario, indotta in
primo luogo da un mutato
approccio alle occasioni di
frequentazione del canale
out of home. «In un’ottica di
maggiore razionalizzazione
della spesa e di ricerca di
esperienze nell’ambito del
fuoricasa - spiega Figura -,
il consumatore tendeaprivi-
legiare le tipologie di visite
capaci di garantire un più
elevato ritorno in termini di
gratificazione.
E queste ultime sono per lo
più legate proprio al con-
sumo di vino e birra». Ac-
compagnare pranzi e cene
con bevande in grado di
valorizzare le portate, in-
fatti, produce appagamento
del palato e quindi anche
soddisfazione dello spirito.
Nessuna rinuncia, quindi,
su questi due fronti. «Piut-
tosto - osserva il manager
- si preferisce tagliare quel-
le che vengono considerate
parti accessorie delle visite,
comeper esempio leportate
finali del pasto. E da qui il
calo registrato dalle bevan-
de che tradizionalmente si
accompagnano ai dolci o
che di norma si gustano
nel dopo cena».
Nel segno della
sobrietà
Dietro al successo di vino e
birra vi è però anche altro.
«Non si deve dimenticare
- continua Figura - che si
tratta di prodotti in grado di
creare in séoccasioni adalto
tono esperienziale. E a ciò
si aggiunga che tanto l’uno
quanto l’altra rappresentano
consumi socialmente ben
accettati anche in un’epo-
ca di francescanesimo come
quella che viviamo.
Oggi, infatti, prevale nei
clienti un atteggiamento di
morigeratezza che induce a
eliminare il superfluo. E al-
trettanto vale anche per ciò
che viene percepito come
ludico e quindi non conso-
no a un periodo di grandi
difficoltà economiche.
Quindi, ben si spiega l’au-
mento della richiesta di
boccali e calici, conside-
rati “lussi” non eccessivi,
e la contestuale limitazio-
ne nel ricorso a bollicine,
cocktail e whisky». Almeno
per ora.
M
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mixer
dicembre/gennaio 2015
Mercato
pubblico esercizio
I serving delle bevande alcoliche nella ristorazione
commerciale per canale di consumo: 1° semestre 2014 (in%)
«La parte preponderante del
consumo di bevande alcoliche
resta legata alla ristorazione
a servizio completo - dice
Matteo Figura, responsabile
Foodservice NDP in Italia -. E
questo vale - contrariamente a
quanto spesso si crede - anche
nel caso della birra che per
il 51,4% viene servita nel full
service».
Fonte: The Npd Group / Crest Italy