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E sulla questione ingre-

dienti?

Nel nostro disciplinare si

parla di olio di oliva e non

di olio di semi. Peccato che

molti pizzaioli, e non parlo

solo per la pizza napoletana,

sostengano che il cliente ri-

chieda l’utilizzo di olio più

leggero, quindi olio di semi.

La pizza sin dall’antichità è

stata fatta con olio di oliva,

l’impiego di quello di semi è

subentrato intorno agli anni

’50 anche grazie allamassiccia

campagna televisiva che lan-

ciava il messaggio di un olio

più leggero. Molti pizzaioli

addirittura miscelano olio di

oliva e semi, cosa sbagliatis-

sima perché hanno due punti

di fumo diversi e questo sì che

fa male. Alla fine quanto olio

va sulla pizza? 5 gr. Non credo

cheunquantitativodel genere

possa appesantire così tanto il

cliente. Diverso è il problema

della lievitazione. Allora qui

sì che c’è un errore. L’impasto

deve riposare 8/12 ore.

Questo è il vero problema

della pesantezza della pizza:

le lievitazioni troppo veloci.

Si è parlato anche di oliere

sporche e ossidate…

Anche qui mi sento di rispon-

dere come prima. Si tratta di

quegli automatismi che i piz-

zaioli intervistati, vuoi l’emo-

zione, vuoi la fretta, hanno

omesso con una certa legge-

rezza.

Sono certo che le oliere, una

volta vuote, vengano ripulite

prima di essere riempite nuo-

vamente. Il discorso dell’ossi-

dazione è vero fino a un cer-

to punto. L’olio, lo vediamo

anche a casa, a contatto con

l’alluminio crea a un certo

punto quel colore verdastro.

Cosa si fa a casa quando ci

si accorge della cosa? L’oliera

viene ripulita, e certamente,

anche il pizzaiolo agisce in

questo modo.

ristorazione

Una risposta a Report

Decalogo

Gli errori da non

commettere

Controllare la legna da mettere nel forno.

Serve quella di faggio e di quercia, con una buona

stagionatura (6 – 8 mesi) e una certificazione che

attesta l’assenza di solventi oltre che un numero

di lotto per la tracciabilità. Questo è il primo

accorgimento per evitare la formazione di fumo. Si

potrebbe collocare un “depuratore fumi” ad acqua in

prossimità della canna fumaria per assorbire la quasi

totalità della fuliggine che si forma nel forno ed

evitare così la dispersione di particelle nell’aria. Un

altro accorgimento importante è quello di accendere

la legna mettendo della carta sotto il trespolo senza

ricorrere a sistemi o kit a base di solventi.

La farina deve essere scrollata dalla pizza prima

di metterla nel forno

per evitare che finisca

sul piano cottura e carbonizzi a contatto con la

superficie. Prima di iniziare a infornare e il forno è

acceso, bisogna togliere le particelle di fuliggine

più pesanti che si formano durante l’accensione

e si depositano sul piano cottura. L’operazione va

fatta con uno straccio umido. Per gli stessi motivi

anche sulla pala non bisogna mettere farina. Anche

la gestione dello spazio all’interno del forno ha un

ruolo decisivo per evitare le bruciature del bordo

e del fondo. Il segreto è collocare le pizze sempre

nella stessa area, perché in quella zona il piano

cottura risulta meno caldo e quando arriva la pizza

cruda non brucia ma cuoce. C’è poi il fattore tempo

da considerare. La vera pizza napoletana cuoce in

poco più di 60 secondi e basta una distrazione o un

ritardo per fare bruciare il costone o il fondo.

Un’altra cosa da non fare è sollevare la pizza

vicino alla zona dove ci sono fumi

perché l’impasto assorbe facilmente il sapore

affumicato. Se si rispettano queste regole a fine

cottura la pizza avrà un bel colore dorato, risulta ben

cotta anche all’interno e non ha bruciature.

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mixer

dicembre/gennaio 2015