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E per questo l’avete bloccato…

Non la metterei in questi termini. Non è Fipe

che sta bloccando tutto per amore di uno

sterile ostruzionismo. Direi, piuttosto, che

è la rigidità della controparte, che rifiuta

ogni forma di dialogo. Vede, nella difficile

congiuntura che i Pubblici esercizi stanno

vivendo, è oggi prioritario arrivare a una

mediazione tra le varie rivendicazioni, dialo-

gare, trovare un punto d’incontro. Arroccarsi

sulla propria posizione, invece, non porta

da nessuna parte».

Esattamente quali sono le richieste dell’As-

sociazione?

La Fipe ribadisce la necessità di un contratto

innovativo che risponda alle esigenze delle

aziende, ma anche a quelle dei lavoratori e

dei consumatori.

L’obiettivo è quello di intervenire su quegli

istituti contrattuali che fanno crescere il costo

del lavoro anche in assenza di ore lavorate.

Con fatturati bassi come quelli attuali, il costo

del lavoro (che è la componente più elevata

nei costi delle nostra ziende) inibisce qualsiasi

possibilità di investire in innovazione.

Quali interventi ipotizza la Fipe?

Un intervento proficuo sarebbe, ad esempio,

quello sugli orari di lavoro così da riorganiz-

zarli e rimodularli in base all’effettiva necessi-

tà e al flusso della clientela. Quindi maggiore

flessibilità, regole più snelle e semplici. Ser-

virebbe superare la vecchia concezione che

prevede incrementi salariali uguali per tutti,

e considerati una “ variabile indipendente”,

e passare a politiche del lavoro incentrate

sulla produttività.

Oggi lo scatto di anzianità è incongruente: in

un’economia depressa come la nostra deve

essere invece premiato il merito. Basta con

gli aumenti generalizzati a pioggia: è arrivato

il momento di riconoscere aumenti propor-

zionati all’incremento di produttività vera e

quantificabile.

Non c’è il rischio di cancellare i diritti dei

lavoratori?

Non è certo questo l’obiettivo. Piuttosto vo-

gliamo migliorare l’ambiente lavorativo con-

trastando abusi, assenteismo e premiando i

meriti dei lavoratori capaci. Certo, sappiamo

che le nostre richieste comportano dei sacrifici

da parte di tutti. Ma ci spinge la convinzio-

ne che questi si trasformeranno in vantaggi

futuri per tutti.

Se noi chiediamo questo sforzo ai nostri di-

pendenti non è certo perché vogliamo ves-

sarli, ma perché il mondo è cambiato e vuole

risposte diverse.

Se chiediamo sacrifici non è solo per remu-

nerare il capitale investito, ma anche per ave-

re risorse da investire nelle aziende anche

nell’interesse dei nostri dipendenti e anche

per salvare i livelli occupazionali nel settore.

Quindi, se lo scenario permane questo, Fipe

rimane saldamente ancorata al suo “no”…

Preferirei cassare l’avverbio “saldamente”:

Fipe è disposta al dialogo. Ha messo in campo

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Mixer

GIUGNO 2015

Mercato del lavoro

PUBBLICO ESERCIZIO

Vogliamo

contrastare

abusi e

assenteismo

premiando il

merito