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personalmente. Poi ho nel cuore e chiaramente pro-

pongo al cliente, vini che venti anni fa sono stati una

vera scoperta, come il Fatila di Vercesi di Castellazzo,

una rara Bonarda ferma che da quando l’assaggio, ad

ogni vendemmia, non mi delude mai. La “chiacchiera”

col cliente a volte è più importante del vino scelto, ma

in alcuni casi si è trasformata in un vero e proprio di-

battito, comequandoabbiamo stappatounPinot bianco

di 22 anni di Giorgio Grai, per cui avevo addirittura

dissuaso il cliente perché non tutti capiscono gli aromi

e le capacità di evoluzione di vini così invecchiati. Una

grande soddisfazione comunque, non per niente mi

chiamano “Nostra signora dei navigli”. Attualmente tra

i vini più emozionanti che racconto ai clienti vi sono

alcuni georgiani come il Rkatsiteli Vita Vinea 2011, un

mondo nuovo di sensazioni, ma anche vini estremi

come la Vernaccia di Oristano abbinata ad un blu di

capra che lascia basiti.

Il vino quindi è protagonista nel successo ottenuto

dal Pont de Ferr e per dare vita alla nuova avven-

tura del Rebelot?

Direi che va fianco a fianco alla cucina, che in que-

sti ultimi anni ha cambiato radicalmente con grandi

investimenti strutturali e di attrezzature, coronati con

l’arrivo di Vittorio Fusari a marzo di quest’anno. La

grande ricerca personale di vini con una storia per

affascinare i clienti, si sposa oggi con la ricerca quasi

maniacale di Vittorio per le materie prime, per cono-

scere i territori dove sono prodotte, addirittura il pa-

scolo da dove proviene l’agnello. Il Rebelot nasce con

un’altra filosofia, quella di far mangiare anche solo un

piatto con un calice, offrendo esperienze estreme con

l’obiettivo di esaltare il sapore di ciascun ingrediente

e vino che l’accompagni. Perché anche il vino parla

agli uomini, si evolve nel tempo, e contiene storie di

terra e di cielo, che racconta ogni volta che lo versiamo

nel bicchiere ”

M