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Mixer

/ APRILE 2017

IL PUNTO

del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani

S

tarbucks aprirà prossimamente a Milano un

proprio store

, rompendo il tabù che accom-

pagnava la sua assenza in Italia.

Comeprassi per legrandimultinazionali, l’arrivo

è stato accompagnatoda un grande gestodi attenzione

alla città, alla quale ha donato il restyling (con palme) di

PiazzaDuomo, con lepolemiche conseguenti chehanno

solo rafforzato Starbucks e l’attesa che accompagna

l’apertura del primo grande flagship store italiano del

marchio tra i più amati nel mondo.

L’editorialista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo

,

commentando l’operazione, considera

“l’apertura in

Italia di Starbucks un’umiliazione, (...) il più clamoroso

esempio al mondo di Italian Sounding: di prodotti cioè

che suonano italiano, ma non lo sono”.

Rispetto il giudizio del grande giornalista, ma io mi per-

mettodue riflessioni aggiuntive, riguardanti il ritardodel

suo sbarco in Italia e le conseguenze che potrà avere

nel nostro settore.

Il ritardo lo considero un segno di grande prudenza e

di considerazione verso il modello di Pubblico Eserci-

zio italiano

, unico al mondo, che è riuscito a combinare

al meglio le due componenti essenziali dell’offerta: la

qualità dei prodotti e il ruolo sociale dell’esercizio.

Il Pubblico Esercizio italiano, cioè, non è solo luogo di

consumo, ma anche Agorà delle relazioni, dove si di-

scutono interessi economici, culturali, politici, sociali,

sportivi delle persone.

Sfidarlo con formule alternative non sarà facile neanche

per Starbucks, che ha modellato la sua formula proprio

su questa impronta di italianità, che avrà richiesto un

adattamentoperrenderlainnovativaemigliorativaanche

in Italia, rispetto alla sua offerta standard.

Aspettiamo,quindi,l’inaugurazionecheporteràeffetti,

speropositivi, sull’interosettore

, non soloperché com-

pleterà anche in Italia la gamma dei grandi competitors

internazionali del fuoricasa, ma anche perché darà un

altro riferimentonell’offertadel PubblicoEsercizio, dove

l’ambientazione, le comodità, i servizi aggiuntivi sono la

componente premiante dell’attività.

Ladefinizionedeiprezzi,quindi,sconteràinevitabilmen-

te l’incidenza di fattori ambientali

che il consumatore

italiano non è abituato a considerare, fermo ancora, per

esempio, adunprezzodellatazzinadi caffèchenonriesce

atrasferirecompiutamenteicostiaggiuntividiunservizio.

Stravolgeràprobabilmentevecchieconvinzionierafforzerà

latendenzaversoEsercizisemprepiùconoffertaintegrata

(lettura, TV,musica, wi-fi, gioco, etc.), specializzati, attenti

al benessere allargato del cliente, con prezzi rapportati

alla qualità del prodotto e del contorno offerto.

Spero possa aiutare ad interrompere anche la deriva

che interessa l’offerta commerciale

nei centri storici di

moltenostrecittà, caratterizzatadauna informepoltiglia

turistico-commerciale di indubbia qualità ed identità,

fatta di minimarket per la vendita esclusiva o prevalente

di alcolici, rivendite di cianfrusaglie, spesso orribili, con

occupazioni esterne disordinate o scoordinate rispetto

al contesto di contorno, con insegne fantasiose o esteti-

camente impresentabili, che compromettono l’identità,

l’attrattività e la bellezza dei luoghi. Con o senza palme,

Starbucks lancia una sfida, per la quale formuliamo au-

guri, che sono certo alimenterà una concorrenza, dove

la qualità, intesa nel senso lato del termine, sarà una

componenteessenziale, contrastandounacompetizione

fatta ora principalmente sul prezzo, che sta portando

verso una strisciante evidente dequalificazione.

Starbucks in Italia:

oltre le palme non c’è il deserto!