MAGGIO 2017 /
Mixer
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P
er Niccolò Avanzi, bartender dell’esclusivo
Excelsior Hotel Gallia di Milano, il mantra è
“lo stile cambia, la personalità no”. E infatti,
pur avendo cambiato taglio e barba, il suo
animo non èmutato neanche di una virgola: simpatico
e dandy, eterno curioso e grande appassionato di mi-
scelazione. Partito dalla provincia, alla volta di metro-
poli come Londra e Tokyo, Niccolò ha fatto di Milano
la sua nuova casa dove serve cocktail a imprenditori,
sultani, VIP e, non in ultimo, ai milanesi che vogliono
gustarsi unbuonaperitivo (Segui@nicoforpresident su
Instagram e scopri le foto del viaggio in miscelazione
in Giappone di Niccolò).
Niccolòquale strada ti ha portato al mondodell’ho-
spitality?
Ho scoperto il bartending quasi per caso e mi ha fol-
gorato! È una storia lunga da raccontare che parte dal
Lago di Garda (dove sono nato) per poi continuare a
Londra (dove ero responsabile di un negozio di moda)
e poi continua in Italia quando mi sono innamorato di
questo lavoro facendo la stagione estiva in un chio-
schettosul lago: dopoquell’estatehocapitochequella
era la mia strada.
Guardandoti, è difficile se definirti più dandy o più
hipster. Tu come ti definiresti? E quanto conta lo
stile al banco bar?
Mi definisco più dandy, ma solo per l’in-
fluenza anni ‘60 che adoro. Più che uno
stile personale però credo che ogni bar-
tenderdebbaaverelapropriapersonalità.
Lo stile cambia, la personalità no (per la
cronaca come vedete ho tagliato tutta la
barba). Io penso che un bartender possa
avere tatuaggi, barba, anelli o altro, l’im-
portante però è che sia professionale.
L’aspetto è già un biglietto da visita, ma
a volte certe persone ci credono troppo.
Oggi lavori all’Excelsior Hotel Gallia, com’è comin-
ciata questa esperienza?
Lavoravo già da due anni all’OH!Ficomaeco di Brescia
quando ho deciso di spostarmi per crescere profes-
sionalmente; ho iniziato così a cercare a Milano. Mi è
capitata questa occasione e all’inizio avevo paura di
spostarmi da un cocktail bar a un 5 stelle lusso, ma
devo ammettere che mi piace molto: la clientela inter-
nazionale, i cocktail più classici e anche lo standard,
insomma credo sia quello che fa per me.
Un bartender
può avere tatuaggi,
barba o altro,
l’importante
è la professionalità.
Per la cronaca,
ho tagliato la barba!