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In hotel il bar convive con una struttura più complessa di cui

si devono rispettare regole che non riguardano solo la sua

attività, a volte può essere percepito come una restrizione alla

creatività ma io credo che aiuti a crearsi un metodo di lavoro.

Bisogna capire il senso di certe regole: per esempio le scelte

sull’uso dei materiali per il servizio che devono seguire uno

stile coerente con il progetto di ospitalità, possono limitare

le idee di cocktail che si vogliono proporre. Anche questi pa-

letti però possono essere stimolanti. È facile essere creativi in

libertà totale ma quando lo si è all’interno di certi parametri

forse lo si diventa ancora di più.

Arriviamo poi al Dry, il tuo attuale regno di miscelazione.

Come lo racconteresti a un cliente che non c’è mai stato?

Innanzitutto precisiamo una cosa importante: Dry non nasce

come format per abbinare pizza e cocktails. Il Dry è stato

progettato da un think tank di amici, soci e professionisti già

“autori” di PISACCO, un altro grande successo nella ristora-

zione milanese, con l’dea di fare una pizzeria diversa sia nella

forma che nella sostanza.

L’idea di integrare il cocktail bar è stato un passo successivo

pensato per far convivere due anime in uno stesso locale.

Dry

come “secco”, lo slogan per gli indirizzi “senza alcool” del

proibizionismo, è ironicamente il nome perfettoper un cocktail

bar; ma può essere inteso anche nel senso di “asciutto”, ridotto

all’osso, ai valori fondamentali: alta qualità, contemporanea

e accessibile, ma in un progetto avant-garde dedicato ad un

altro essenziale italiano, la pizza. Agitati gli ingredienti, ecco

Dry

Cocktails & Pizza.

Per la serie nasce prima l’uovo o la gallina… Nel fare il

pairing pizza e cocktail, nasce prima il menu delle pizze

o la drink list o è un processo unico?

Proprio dalla premessa che ho fatto prima non esiste un idea

di pairing tra cocktail e pizza.

Forse possiamo dire che la proposta che più abbiamo imma-

ginato per la parte bar è quella delle focacce.

Si tratta ormai di un must che serviamo in due taglie: in al-

ternativa alla regular, c’è la stessa versione in taglia piccola

da quattro spicchi che molti scelgono per accompagnare un

drink al bancone.

72

Mixer

APRILE 2016

MIXOLOGY

Bartender

Foto: Diego Rigatti

“Un’ottima pizza

e un eccellente bar

dove bere bene:

questa è l'essenziale

ricetta del Dry”