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A

vete mai sentito dire a un produttore di

grappa: bevete la mia acquavite perché

vi scalda nelle fredde giornate invernali?

Ciò è ormai ricordo di un tempo che fu:

l’evoluzione della grappa è stata infatti

dominata dall’edonismo. Lo stesso dicasi per

il vino: si è parlato molto del vino che fa bene,

delle sueproprietà antiossidanti, del suopotere

di elisir di lunga vita se consumato con mode-

razione. Eppure anche l’affermazione del bere

di qualità è passata per la strada dell’edonismo.

In breve il messaggio attuale è: bevete vino e

grappa con moderazione, ma godeteveli fino

in fondo, senza dovere ricorrere ad alcuna

giustificazione sulla loro utilità.

Ame pare che sui social network il caffè invece

sia raccontato quasi sempre in modo molto

utilitaristico. Mi spiego: la mattina di lunedì,

quando scorro il mio profilo Facebook, al di

là di una tonnellata di foto di latte art più o

meno ben riuscita, incontro sempre un certo

numero di post che cercano di sollevare il

morale a masse di lavoratori alle prese con la

nuova settimana. La poetica che regola que-

sto tentativo quasi filantropico di instillare

energia nei muscoli di queste presunte orde

di lavoratori-zombie è abbastanza semplice:

una foto di un espresso o di un cappuccino

più o meno ben preparati con l’invito esplicito

a consumarli per darsi la carica. Il caffè come

fosse una pillola da buttare giù per partire

con il piede giusto: non un invito al piace-

re, ma la sollecitazione di un uso puramente

utilitaristico.

Rimanendo in tema medico, ecco sempre sui

social un’altra

comunicazione che tende a

qualificare il caffè come un consumo utile

più che edonico

. È quella legata alle virtù

benefiche del chicco: un invito a bere caffè

perché ci fa bene. Non ho la competenza per

giudicare quali tra le tante proprietà medi-

camentose della tazzina decantate dai social

siano effettivamente reali. È certo però che

anche in questo caso il puro edonismo non è

abbastanza nobile da giustificare il consumo.

Insomma, anche qui

un approccio utilitari-

stico: bevi caffè perché ti fa bene

.

Invece a me piacerebbe vedere sempre più

spesso una comunicazione che esuli da questa

visione del dovere dare una ragione al nostro

bere caffè. O meglio che ne desse una sola:

bevilo perché ti piace,

perché per lo stesso

motivo bevi un bel bicchiere di vino, visiti una

mostra d’arte o ti perdi nella bellezza di un

paesaggio. E apprezzereimoltouna narrazione

legata a questo edonismo che spiegasse mag-

giormente i fattori umani e produttivi dietro

alla tazzina: la coltivazione del caffè, le singole

origini utilizzate nella miscela, la loro tosta-

tura, la vita degli uomini e delle donne che,

a tutti i livelli, permettono che una manciata

di semi tostati ci dia emozioni e puro piacere.

Non è alla fine questo il vero motivo per cui

viviamo?

M

Chi fosse interessato a contattare l’autore può farlo

scrivendo a:

carlo.odello@assaggiatori.com

L’autore è Consigliere dell’Istituto

Internazionale Assaggiatori

Caffè e Amministratore del

Centro Studi Assaggiatori

www.assaggiatoricaffe.org

CARLO ODELLO

Bevilo

perché ti piace

PERCHÉ LA COMUNICAZIONE A FAVORE DEL CAFFÈ

È QUASI SEMPRE LEGATA A MOTIVAZIONI UTILITARISTICHE

E NON EDONISTICHE?

DI CARLO ODELLO

LA MISCELA BELLEZZA, PRODOTTO COREANO

VINCITORE CON ALTRI DELLA MEDAGLIA D’ORO

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ADOTTA UN APPROCCIO PURAMENTE EDONICO

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